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STRANE COPPIE MUSICALI DEL NOVECENTO

Questo progetto venne realizzato spingendo alle estreme conseguenze l’estetica del contagio, così cara ai nostri tempi, e usandola anzi come una vera e propria chiave di ricerca.

Saranno necessari circa tre anni, tra il 2002 e il 2005, ma è fin dal 1997 che il progetto viene maturato, durante la realizzazione della serie radiofonica MINIME. Scritti e appunti di grandi musicisti, quando iniziò a colpirmi la coincidenza di vedute tra artisti diversi e lontani nel tempo. Sulla stessa scia il mio saggio del 2003 BeatleStravinskij – Vite parallele di due fenomeni musicali del Novecento, per la collana “Paralleli” della casa editrice L’Epos  L’obbiettivo del progetto Strane Coppie è  comunqeu un po’ oltre: si vuole “cambiare le carte in tavola”, invertire partiture e repertori: un gruppo rock dovrà cimentarsi col classico, un gruppo da camera con brani rock e pop.

Le versioni del progetto saranno molto diverse prima di giungere alla definitiva, anche in relazione ai sostegni istituzionali e commerciali, dapprima garantiti, poi ritirati. L’idea originaria è quella di un recital, con attori in scena ad animare le idee dei compositori citati; poi si passerà alla più economica versione discografica. Dapprima il ventilato sostegno del Conservatorio Da Venosa di Potenza, poi negato. Poi il sostegno della Discoteca di Stato, anche in questo caso garantito, poi messo a rischio, comunque tormentato, soprattutto a causa del passaggio di consegne ai vertici. Da registrare anche il plateale ripensamento di un editore specializzato. Quanto alla parte artistica, è da segnalare anche in questo progetto la partecipazione entusiastica del maestro Alberico Vitalini, che si divertirà a smascherare i vizi compositivi di John Lennon in Imagine, ripensata per organo e registrata a Roma nella chiesa di sant’Ignazio dal bravo Luca Purchiaroni.

In questa lunga, faticosissima impresa va segnalata la partecipazione del professore Santi Interdonato, concertino dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia e primo violino, che dirigerà l’Orchestra da Camera Roma Classica, con la partecipazione, al pianoforte, di Guido Galterio, nell’esecuzione di Samba pa ti di Carlos Santana, di Don’t eat the yellow Snow di Frank Zappa e di The Wall di Roger Waters, rispettivamente riscritte, facendo il verso a Gershwin, Stravinskij e Schoenberg, da Luciano Di Giandomenico, Giorgio Bafile e Gianluca Podio.

Sull’altro fronte, ricordo la prima , entusiasmante sperimentazione degli Echoesthree con la Saga della primavera di Igor Stravinskij, e successivamente con Parade di Erik Satie: nonostante le “punte gioiose e festose” pensate dal suo autore, l’elaborazione di questo pezzo eseguita dai tre giovani musicisti avrà una “sfaccettatura triste, sofferta e drammatica”. Per Rapsodia in Blue di George Gershwin i tre rocker sceglieranno la parte iniziale e meno orecchiabile del brano e termineranno il lavoro con la complessa rielaborazione “pinkfloydiana” del Quintetto op. 26 per fiati di Arnold Schoenberg. Insomma un autentico mix novecentesco!

La storia della unga gestazione di questo disco si può ritrovare QUI

Nel disco, accanto alle otto tracce musicali, se ne trovano quattro con altrettanti dialoghi impossibili: tra Frank Zappa e Erik Satie, con le voci di Gino Manfredi e Emilio Cappuccio , tra Roger Waters e Arnold Schoenberg (Claudio Capone e Walter Maestosi) tra Carlos Santana e George Gershwin (Alessandro Rossi e Arnaldo Ninchi), tra John Lennon e Igor Stravinskij (Armando De Ceccon e Ugo Pagliai).

Con la partecipazione del Direttore della Discoteca di Stato Massimo Pistacchi e di tutti gli autori ed interpreti il CD , edito da Diapaon di Enrico Belluomini viene presentato al pubblico nella sede della stessa Discoteca di Stato di via Caetani nel febbraio 2006.