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TUTTA COLPA DI DIO – I sette giorni che fecero storia alla Radio Vaticana

E’ il mio primo romanzo. Visionario e di aperta denuncia, mi ha causato qualche guaio. Da sei anni impegnata nella grande radio sovranazionale e cattolica per la quale lavoro ancora oggi, soffrivo del conflitto intrinseco tra un’informazione nelle intenzioni moderna (e dunque necessariamente spregiudicata) e la purezza dell’annuncio evangelico. Tra le due mi sentivo più attratta dalla seconda, mentre mi si richiedeva apertamente di strizzare l’occhio alla prima. Un compromesso che ritenevo avvilente, sia sul piano umano che professionale.

Il plot del romanzo basta da solo a provocare vespai (ne ero cosciente allora come ora, ma provocare era proprio quello che intendevo, in nome di quella purezza): Gesù torna sulla terra; per sbaglio viene riconosciuto da una cronista in crisi interiore che riesce a intervistarlo (in realtà è lui che intervista lei, catalizzando i suoi tormenti e concretizzando i suoi ideali). La sconvolgente conversazione, registrata, non verrà mai mandata in onda per decisioni della direzione, dettate da … prudenza politica! La trovata narrativa è in una doppia narrazione: due percorsi si intersecano e …si ignorano: il percorso dei fatti e il diario intimo dell’io narrante, che poi ovviamente sono io stessa.

Un paio d’anni dopo l’uscita del libro (1988), voluta dal lungimirante allora direttore editoriale della San Paolo, don Antonio Tarzia, fui messa in contatto dalla San Paolo Film con Ennio De Concini e Carlo Lizzani che progettavano di farne un’opera cinematografica ( probabile protagonista Jamie Lee Curtis). Ricordo il sostegno, in questa vicenda, del collega Antonio Padalino all’epoca redattore di Panorama. Ma le stesse ragioni di prudenza che rendevano impossibile nel romanzo la pubblicazione dell’intervista, resero impossibile nella realtà la realizzazione del film. Colpa di Dio o degli uomini?