E’ una piccola, piccolissima selezione dalla mia strabordante produzione in versi dell’adolescenza e della prima giovinezza. Dopo aver ritrovato in una vecchia libreria oltre venti quaderni “confidenziali” degli anni di studio (dalle medie all’università), ho potuto ricostruire per frammenti l’educazione sentimentale e civile (forse in-civile!) di una ragazza degli anni settanta incapace di prendere una posizione politica e, ugualmente, impossibilitata a non lasciarsi travolgere dalle turbolenze di quegli anni. Per questo definiti “sprecati”: un tempo avaro di consapevolezze e di impegno, nel quale, come un sassolino sapiente, ho rotolato tra gli eventi senza comprenderli se non molti molti anni dopo. Come annotava amaramente Pablo Picasso: “a quarant’anni si diventa finalmente giovani. Ma è troppo tardi”.
Con una prefazine di Ennio Cavalli.