Per ascoltare invece di leggere:
Sono loro , assenti a vario titolo, i più presenti in questi giorni. Sabato santo è il giorno in cui perfino Dio è assente, si eclissa da questo mondo, scende dalla croce e ancora più giù agli inferi.
Però i giorni dell’assenza sono anche i giorni della presenza. Soliti, meravigliosi paradossi della cristianità. Sono i giorni della presenza perché è proprio in questi giorni che gli assenti li rivediamo alle nostre tavole imbandite, in giro per casa a preparare pranzi di festa, a rompere le uova di cioccolato, a venire alla Messa insieme con noi… Sono presenti anche nel ricordo di discussioni o di litigate, certamente, non solo nel ricordo di momenti sereni.
E loro, i nostri morti, sono gli assenti giustificati. Che, benché abbiano dovuto andarsene, restano qui, comunque a tenerci per mano, in qualche modo. A condividere una croce e la speranza di una Pasqua.
Poi ci sarebbero gli assenti ingiustificati. Uso il condizionale perché dobbiamo giustificare tutti. E non per stucchevole buonismo, ma perché gli spariti, chiamiamoli così, hanno tutto il diritto di tramontare alla nostra vista, di uscire dalle nostre vite. Il diritto di dimenticarci e di volersi far dimenticare.
Ricordiamo tutti la querelle su una trasmissione televisiva di grande successo come Chi l’ha visto? Che violerebbe il sacrosanto diritto alla privacy. Oggi che la privacy è invocata spesso a sproposito (peraltro in aperta contraddizione con la capillare diffusione di telecamere di controllo a ogni angolo di strada), bisogna convincersi che chi non vuole più farsi vedere ha tutto il diritto di farlo. Amici, amanti, benefattori, beneficiati, ex colleghi d’ufficio, vecchi compagni di scuola refrattari alle reimpatriate… vogliono anche loro scendere agli inferi della propria invisibilità e hanno tutto il diritto di rimanere altrove rispetto al nostro struggente desiderio di rivederli.
Questo diritto alla morte “sociale” è una specie di testamento biologico: per voler sparire ci vuole infatti un certo coraggio. E’ come varcare una soglia, tagliare un cordone, staccare una spina, emanciparsi dal passato, sapersi aperti a un’altra vita, non trattenendo niente, neppure una lettera d’amore, una vecchia cartolina. Gli spariti continueremo ad amarli comunque. Certi che, se siamo noi i loro “inferi”, i loro passati, la loro Pasqua la stanno già vivendo da tempo.
19 aprile 2025