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DALLE STELLE ALLE STALLE

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Le immagini dei disegni del mosaicista padre Marko Rupnik sono state rimosse dal portale di informazione vaticana, Vatican News. Motivo: l’autore è stato da tempo accusato di abusi da parte di diverse religiose e espulso dall’ordine dei gesuiti di cui faceva parte. E’ un esempio della più volte evocata “cultura della cancellazione”, che porta ad abbattere i busti dei dittatori, i simboli delle tirannidi, gli emblemi di ideologie decadute, le statue di conquistatori (come per esempio quelle decapitate di Cristoforo Colombo in varie città USA), o a strappare le foto di ex fidanzati e a gettare a fiume i loro doni un tempo graditi.

Eliminate le immagini dal portale, ora che faranno in Vaticano con la cappella Redemptoris Mater, tre delle cui quattro pareti sono state decorate a mosaico in perfetto stile bizantino dallo stesso padre Rupnik? E delle sue opere nelle basiliche di Fatima e di San Giovanni Rotondo, dei mosaici sulla facciata del santuario di Lourdes, sull’abside della Chiesa di san Romano Martire a Roma etc etc? L’ex gesuita è stato prolifico!

Rispetto alle effigi dei dittatori o alle statue di Colombo, in cui la Cancel Culture opera senza alcuno scrupolo, la eventuale prossima distruzione di un’opera d’arte (o anche la sua censura) pone qualche problema.

Non è forse detto che le colpe dei genitori non possono ricadere sui figli? Se un artista è un mostro ma realizza opere valide non solo esteticamente ma anche spiritualmente, perché queste opere dovrebbero essere nascoste o distrutte?

L’orrore per il molestatore di monache è infinito. Ma fino a ieri era infinita l’ammirazione per i suoi mosaici. E se la scintilla del male fosse all’origine di ogni capolavoro? L’abisso del cuore umano è impastato di luce e tenebra. Come dimostrano ad esempio le opere degli artisti maledetti. Come sarà possibile salvare solo una parte di questo cuore senza uccidere anche l’altra? Nella parabola evangelica il padrone lascia crescere indistintamente uno accanto all’altra il grano e la zizzania, per timore di strappare anche il primo insieme alla seconda.

Che colpa hanno i mosaici di Rupnik nella cappella Redemptoris Mater? A me non piacciono, tradiscono un ossessivo horror vacui ancora più intenso che nelle chiese bizantine. Forse lo stesso horror vacui che ha portato l’ex gesuita a smaniare per illeciti riempimenti della sua vita evidentemente troppo vuota. Ma se dobbiamo censurare l’opera del mostro, censuriamola perché è brutta, se lo è, non perché è opera del mostro.

Qualcunodirà che anche il giudizio estetico potrebbe non essere obiettivo, ma al contrario lasciarsi influenzare da ciò che sappiamo sull’autore, arrivando a considerare orrendo anche un evidente capolavoro.

Quod erat demonstrandum: la censura delle opere di artisti criminali apre seri problemi nella linearità, del resto sempre molto discutibile, della cosiddetta Cancel Culture.

 

14 giugno 2025

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