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DISEGNI INVISIBILI

E’ una mia intervista con mio padre, un testo che ha dormito parecchi anni in uno scaffale di libreria. Fu trascritta e “collezionata”, anche sulla base dei suoi appunti e dei suoi diari, circa 5 anni dopo la sua morte, insieme a un’altra, pubblicata in uno dei volumi delle ristampe de Il Commissario Spada,
da parte di Black Velvet. Questa seconda parte, più personale, era rimasta invece inedita. La storia della pubblicazione è curiosa. Nella primavera 2012, uscendo da una ricca esperienza teatrale shakespeariana con Pino Colizzi, proposi all’editore Dino Audino di pubblicare i miei appunti di lavoro con l’attore, che avrebbero rappresentato importanti lezioni di teatro e di “arte della voce” per giovani attori e registi. Per esemplificare quello che avevo in mente, feci leggere ad Audino il manoscritto dell’intervista con mio padre, che, per tensione dialettica e vivacità di argomentazioni, si avvicinava molto al clima che avevo respirato durante le prove con Colizzi. Audino si convinse della qualità della mia proposta, ma più che altro si entusiasmò della conversazione con mio padre. E per questo mi propose di pubblicare questa, piuttosto che l’intervista a Colizzi.

L’uscita del libro, programmata casualmente per il 25 ottobre 2012, ha coinciso con Lucca Comics 2012 (qui nel 1971 mio padre ricevette lo Yellow Kid) e dove vengono presentate praticamente in contemporanea due pretigiosissime riedizioni di Amleto e Romeo e Giulietta da parte di Black Velvet, oltre che una versione spagnola di Amleto tramite 001 Edizioni. Il tempismo dell’amico Roberto Leoni di Genova ha consentito di creare all’ultimo minuto un evento al Museo del Fumetto e dell’Illustrazione italiana di Lucca, con la partecipazione del direttore del Museo Angelo Nencetti e di Sergio Rossi di Black Velvet.

La trascrizione dell’intervista con mio padre prevedeva fin dall’inzio il corredo naturale dei suoi… disegni invisibili, cioè di tutta quella massa di disegni inediti (schizzi personali, prove tecniche, studi, prove d’autore, dipinti e sculture, antichissimi ritratti famliari, esercitazioni scolastiche, caricature di professori, di politici e di personaggi dello spettacolo) che nessuno ha mai visto. Qui sopra c’è ad esempio il panorama di Gagliato, il paese natale, visto dal terrazzo della casa paterna, acquerello risalente al 1947, in basso un ritratto a matita di mia madre (anni cinquanta) e, in fondo, un autoritratto ad acquerello del 1961. Nello stesso 2012, a fine novembre, l’amico e collega di mio padre, il veneziano Stelio Fenzo, porta a compimento una personale su mio padre a Mestre: un prezioso omaggio al vecchio amico nella storica e bella Torre della sua città d’adozione. Qui, accanto alle tavole ben note della trilogia shakespeariana, di Il Diario di Gian Burrasca e de Il commissario Spada, vedranno la luce per la prima volta (fatta eccezione per qualche pezzo già esposto al Museo dell’Archiginnasio di Bologna nel 2008 in occasione de “Il disegno pensiero“, organizzata dagli amici di Hamelin) i numerosi “disegni invisibili” di cui il testo edito da Audino è stato anticipazione e sintesi.

Ringrazio dunque tutti gli amici ed estimatori di mio padre per continuare ad ampliare con tanto entusiasmo la conoscenza della sua arte, ricordando fra questi anche la signora Maggie Ashley di New York per l’ipotesi di una Fondazione De Luca, l’attentissimo Gianni Brunoro, autore di tanti approfondimenti critici su De Luca e il “giovane” Alessio Schreiner (seconda generazione di allievi paterni) cui devo un primo tentativo di catalogazione di tutto il patrimonio, edito e inedito. In particolare, per questa edizione, ringrazio Dino Audino e Luca Raffaelli, autore della bella prefazione, per l’immutata stima verso “papà Gianni”, come continua a chiamarlo tuttora. (Ma io lo chiamavo “babbo”!)

Incipit:

-Ricordi il primo disegno della tua vita?
-Non so se fosse proprio il primo. Non so se il primo vero disegno fu fatto con un carboncino oppure solo ….con lo sguardo.

Ci sono disegni che si portano a termine e altri che rimangono per sempre incompiuti e altri ancora che restano perfino invisibili. In questo senso io ho fatto infiniti disegni e ho lasciato infiniti incompiuti. In questo senso, forse non ho mai fatto un primo disegno ma ho sempre disegnato. Oppure, forse, vivo praticamente dentro a un disegno e sono io, lo schizzo di una mano che mi disegna.

Comunque, per risponderti, mi ricordo lo schizzo rudimentale di una piana di ulivi fatto con un pezzo di carbone. E la rabbia di non riuscire a renderli flessibili come li vedevo…

“Gli alberi sarebbero terribili se o si muovessero” diceva Degas. Io lo avevo capito fin da bambino, che è il movimento la sfida più tremenda per uno che disegna.

-Per questo hai scelto il fumetto?
-Può anche darsi che sia il fumetto ad avere scelto me. -Torniamo alle origini.

-Alle origini c’è quella strana corrente che passava dall’occhio alla mano e che dalla mano ritornava all’occhio… Se disegnavo un albero di ulivo, in qualche modo diventavo io stesso un albero di ulivo… L’arte è un’energia? Sì, forse l’arte è energia nella sua forma più bella. Ma poi cosa è “energia”?

-Smettila di aprire parentesi.

-Come faccio? Sono io una parentesi! Tra il me di ieri e il me di domani scorre un infinito di immagini, di figure. La maggior parte delle quali si sono perse, non hanno mai, (o non hanno ancora) visto la luce… Disegni invisibili, appunto.

-Finisci il discorso, per piacere… Che cosa stavi dicendo?

-Stavo dicendo che mi guardavo intorno, vedevo quello che mi circondava e lo mettevo sulla carta con una fluidità che sorprendeva per primo me, e con un procedimento che oggi definirei automatico, come se si trattasse dell’espressione di una legge fisica. Sapevo che era qualcosa che aveva a che fare con quel vento che scomponeva e ricomponeva gli alberi, sempre uguali e sempre diversi. Insomma, con la matita in mano mi sentivo bene, anche se avevo neanche sei anni e poche certezze per il futuro…