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L’agghiacciante vicenda di cronaca della professoressa molestatrice di minorenni in una scuola di Castellamare di Stabia, rimette forse finalmente in equilibrio le prevenute considerazioni di chi attribuisce esclusivamente agli uomini gli orrori su base sessuale. La prof non ha ucciso nel corpo i suoi sfortunati allievi (li ha “solo” violentati) ma è da credere che li abbia, almeno per il momento, uccisi nell’animo. Augurandoci che, grazie a supporti familiari nonché medici e psicologici questi giovani animi stuprati possano presto risorgere, notiamo per inciso che non sempre le donne sono vittime. A volte sono anche carnefici. Ma non è questo l’argomento di oggi.
L’argomento è la totale assenza degli uomini, padri o docenti che siano, in questa vicenda.
Tutte le notizie di cronaca parlano degli allarmi lanciati già alcuni mesi fa dalle mamme della scuola. Tutti i commenti all’arresto della perversa docente sono i commenti delle mamme. Ma i padri dove sono? E i colleghi uomini della docente? Ne esistono? E magari sopravvive qualche bidello, ammesso che si possa chiamarlo ancora così? E i vecchi presidi barbuti? Che fine hanno fatto insomma i maschi? Nella scuola e nelle famiglie?
Sono tutti impegnati solo a progettare femminicidi? E c’è ancora chi denuncia la società del patriarcato.
Ma, a presidiare la scuola c’erano appunto solo madri, prima inferocite, poi trionfanti. A tacitare i sospetti di queste madri prima, e a balbettare giustificazioni istituzionali di fronte al fatto ormai innegabile c’era solo una preside.
La scuola sembra ormai terreno esclusivo delle donne. Da una parte e dall’altra. Qualcosa vorrà dire. Che cosa?
Che la scuola è ritenuta a tal punto il settore più importante della nostra società (in quanto vi si allevano le future generazioni, in quanto è la fucina del futuro) che è affidata principalmente, anzi ormai quasi esclusivamente, alle donne in quanto ritenute la metà “eccelsa” della popolazione, superiori in tutto rispetto agli uomini, per esempio? O piuttosto che l’insegnamento oggi è talmente svilito e sottovalutato, e gli insegnanti sono talmente frustrati, che a questa professione “si rassegnano” più facilmente le donne, riuscendo a giostrarsi più facilmente con altri impegni familiari grazie a un orario generalmente part-time, grazie a una carriera che normalmente non offre nessuna tentazione di sviluppi prestigiosi?
E sul fronte familiare? Quanti padri vanno a colloquio con i professori? Anzi con le professoresse? Quanti partecipano alle riunioni, ai consigli d’istituto? Si dirà che sono impegnati al lavoro. Loro sì. Con professioni e carriere che prestigiosi sviluppi li offrono eccome. Pertanto della scuola “si occupa mia moglie”.
Solo donne da una parte e dall’altra. E questa sarebbe la società patriarcale?
Attenzione. Una società che delega soprattutto, anzi quasi esclusivamente alle donne l’educazione dei giovani potrebbe ritrovarsi domani generazioni segnate da drammatici scompensi emotivi. E’ un peccato anche per gli uomini, che messi a tacere da compagne spesso simili a virago, capaci solo di rivendicare parità di diritti, è un peccato che non possano più parlare neppure in un’aula scolastica, non possano esercitare la loro autorevolezza -se ancora ne hanno – neppure con ragazzi e bambini.
16 gennaio 2025