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IL VIAGGIO

Per ascoltare invece di leggere:

Il periodo dell’Avvento è un periodo di attesa. L’attesa fa pensare alla stanzialità, a una certa quiete. Vale per chi attende, non certo per chi è atteso, che immaginiamo proprio in movimento, prossimo ad arrivare appunto là dove qualcuno lo aspetta.

Ma noi siamo più spesso attori oppure spettatori di un avvento? Attendiamo o piuttosto siamo attesi?

I ruoli cambiano, a seconda delle circostanze, ovviamente. Se pensiamo all’Avvento cattolico, siamo tutti spettatori di una venuta, quella del dio bambino. Ma anche in quel caso dobbiamo considerare gli spettatori-attori, i Magi, che venivano da lontanissimo per misurare la grandezza di quell’attesa, e che a loro volta erano attesi, trasformandosi dunque in attori di un avvento.

Poi c’è chi ama farsi attendere comunque, per protagonismo, per scherzo, perché è fisiologicamente in ritardo e non riesce mai a essere puntuale, neppure con se stesso e le scadenze della vita (lo studente fuori corso, la primipara tardiva, il vecchio professionista che rinvia di andare in pensione, l’attore che ritarda l’uscita in scena..)

Io mi sento più volentieri spettatrice: mi piace sempre attendere qualcuno, qualcosa. In compenso non credo di essere attesa. E neppure lo desidero. Insomma non dico mai “aspettatemi”.

In questo periodo di Avvento cristiano, la mia predisposizione ad attendere si universalizza, si carica di significati, e spero di risposte. Attendo che qualcuno torni, che qualcosa si manifesti. Mi dicono sia una predisposizione “apocalittica”, non nel senso di fine del mondo , ma in un senso più vasto e religioso, una predisposizione alla rivelazione (apocalisse infatti vuol dire rivelazione), cioè al disvelamento del senso di tante cose che oggi mi appaiono paradossali o incomprensibili.

Ho due persone care in viaggio. Le attendo. Le attendo sempre anche quando non sono un viaggio. Anche il viaggio ha tante varianti. Si può viaggiare in treno, in aereo, o soltanto con la mente. Aspetto che questi due tornino da lontano. Anzi arrivino. Questo è il mio avvento paradossale, pieno di speranze e anche di accettazione di qualsiasi cambiamento. Si dice che chi viaggia torni comunque diverso da quel se stesso che è partito. Perciò non aspetto che tornino, ma piuttosto che arrivino.

Questo è il mio avvento: aspetto che chi si è allontanato da me torni un po’ più se stesso, rinnovato e diversamente riconoscibile.

Sto ferma ferma, in attesa. Tempo sospeso. Tutto ciò che cambia, che si trasforma là fuori nel mondo o dentro un’anima, seguendo strade che io non avrò più il tempo di percorrere, è precisamente ciò che io attendo. Pronta a condividere, anche senza comprendere.

 

6 dicembre 2024

 

 

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