Per ascoltare invece di leggere:
Sarà conservatore o innovatore? Indietrista o rivoluzionario? Bergogliano o ratzingeriano? Se i 133-135 cardinali in conclave dovessero metterla davvero sul piano del derby, così come certa stampa tende a banalizzare, saremmo messi davvero male.
E non solo noi “cristiani”, noi “europei”, noi “occidentali”, ma tutto il mondo. Non pecco di cristiano-centrismo. In questi giorni di sede vacante mi ha assalito un bisogno stringente, che fino a ieri non avevo percepito neppure in forma vaga: io miscredente (devo continuare a ripeterlo) ho bisogno di una Chiesa. E credo che ne abbia bisogno tutto il mio mondo (Europa, occidente), ma anche tutto il mondo, anche se nessuno, al di qua e al di là dei confini e delle ideologie, ne è consapevole. Anche se nessuno oserebbe pensarlo, in nome del rispetto politically correct dovuto a ciascuna religione.
Ho bisogno di una Chiesa che sappia qual è il suo posto nel mondo.
Una Chiesa – quella Chiesa che oggi ci manca- significa una somma di valori e di promesse, anzi forse una promessa sola, che passa -o dovrebbe tuttora passare – per la voce di Cristo: sarò con voi fino alla fine dei tempi.
Negli ultimi decenni, e nell’ultimo decennio, la Chiesa invece si è dispersa, confusa col mondo, annacquata, vergognata di se stessa, come dimenticando quella promessa. Ha pensato di cavarsela col marketing. Con le strizzatine d’occhio e con le “strategie di comunicazione”. Ma chi ha bisogno di strategie di marketing e comunicazione forse dovrebbe interrogarsi sulla propria fedeltà al messaggio, sulla propria urgenza di dire quello che ha da dire e da confermare: la Verità. E la Verità è che lui sarà con noi fino alla fine dei tempi in nome dell’amore.
Tutto qui. Ma devo essere proprio io, dalla mia miscredenza, a ricordarlo chi si professa cristiano?
Se vedo qualcuno che sta per precipitare da un grattacielo, non perdo tempo a migliorare le mie “strategie di comunicazione”. Urlo: attento! E invece il “gridatelo dai tetti” non vale più. Non vale più farsi riconoscere.
Il mondo si è consegnato al mercato e alle nuove tecnologie. Globalizzazione e ottundimento narcotico delle coscienze ci stanno riducendo a automi. Questo varrà forse maggiormente nella nostra metà sazia di mondo, ma inevitabilmente accadrà anche in quei paesi dove ancora prevalgono problemi di sopravvivenza. Sta di fatto che, o per troppa fame, o per sazietà, l’uomo sta perdendo coscienza, con quel irrinunciabile peso che la coscienza comporta: la libertà. I primi cristiani erano liberi di scegliere: sacrificare a Zeus e avere salva la vita oppure lasciarsi sbranare dai leoni nei circhi. Testimoniando proprio quella libertà che in apparenza sembravano lasciarsi strappare. Perché per loro la promessa di Cristo era viva e degna di essere urlata.
E’ solo per questo che al mondo, a tutto il mondo (sia quello che ha fame ma forse più ancora quello che ha la pancia piena) serve urgentemente una Chiesa. Non un papa più o meno innovatore o più o meno conservatore, più o meno italiano, più o meno “straniero”. Ci serve una Chiesa che ricordi a ogni uomo -che poi rimanga indù, musulmano, animista, ateo e perfino cristiano – che la vita non si esaurisce in una somma di individui attenti alla propria sopravvivenza, ai propri diritti e ai propri bisogni più o meno socialmente tutelati – ma che la vita ha senso… solo se le si dà un senso.
Questa che appare una sconcertante banalità è di fatto la più straziante perdita di memoria del nostro tempo. E per questo è il più urgente compito che una Chiesa cristiana, costruita sui sacrifici dei protomartiri, sulle testimonianze dei santi, sulle vertiginose intuizioni dei teologi, e soprattutto su quella lancinante promessa di Gesù ( sarò con voi fino alla fine dei tempi) deve poter svolgere da subito, da domani. I canuti cardinali in conclave lo sanno?
27 aprile 2025