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OGNI OMBRA E’ FIGLIA DELLA LUCE

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Una ragazza lunare e una donna marziana. Ci distanziano oltre trent’anni, ci siamo incontrate alla scuola della maestra Klirò. Juliart (al secolo Giulia Spanu) e io siamo entrambe figlie d’arte: Klirò, apprezzata pittrice e scultrice, già allieva di Emilio Greco è la madre di Giulia, che è anche figlia di un compositore, mentre io sono cresciuta nella bottega di mio padre Gianni, fumettista di fama internazionale.

Che cosa abbiamo in comune? La passione per i mezzitoni e le penombre: espressione di un felice disadattamento che ci rende ovunque straniere, se non apolidi.

Juliart si porta dietro un po’ d’India e di Giappone: in India ha appreso la disciplina yoga, di cui è insegnante, in Giappone è entrata in contatto con i maestri del Sumi-e, la pittura a inchiostro. Io, da giornalista e scrittrice, in dimestichezza con i caratteri tipografici, ho visto da vicino la costruzione di infinite tavole a china non solo di mio padre, ma di tutta la scuola fumettistica italiana degli anni sessanta e settanta del secolo scorso: da Jacovitti a Landolfi, da Giovannini a Zeccara a Toppi.

Giulia e io siamo dunque legate da un filo di nero: nel Sumi-e e nel fumetto il nero detta legge, è chirurgico, esplicito, realistico, incisivo a volte perfino spietato. Però abbiamo sublimato il peso di questa nettezza quasi tipografica nella predilezione appunto per le ombre, liquefacendo i contorni dei soggetti rappresentati. Le nostre opere dialogano pertanto in nome di questa liquidità: annacquando l’eccessiva densità dell’inchiostro nero, Giulia scopre le proprie stesse ombre, inseguendo la fluidità dell’acquerello, io assecondo la mia miopia, che mi mostra fin dalla nascita una versione inoffensiva della realtà, più affine alla poesia.

“Devi passare attraverso il nero – mi ricorda Giulia – per capire chi sei e chi vuoi diventare”. Spera di scoprirlo quando avrà consumato tutte le sue bottigliette d’inchiostro. E ovviamente in una giornata umbratile, dal cielo coperto. “Il nero esiste solo perché la luce ci metta meno paura”, le rispondo.

Opere estemporanee dai soggetti e dai formati più diversi quelle di Juliart: volti fermati spesso in espressioni tese, paesaggi liquefatti e nuvolaglie, istantanee dal Tibet, dal Giappone, da Parigi, da Firenze testimoniano uno sguardo circolare e curioso sul mondo e il bisogno di saziarlo dentro una sensibilità esagerata e sofferta.

Visioni oniriche e spesso erotiche sono il filo conduttore dei miei acquerelli, che cercano di rappresentare visivamente i 154 Sonetti di William Shakespeare: a quest’opera poco conosciuta del grande drammaturgo ho dedicato altrettante immagini, raccolte un libro parlante e illustrato. Il velo che avvolge l’antica storia d’amore di Shakespeare per un misterioso giovane di straordinaria bellezza è raccontata di necessità come da dietro un vetro appannato… Ogni acquerello cerca di replicare anche nel formato piccolo e verticale l’andamento scritto dello schema dei soli 14 versi.

 

Una selezione delle nostre opere, affratellate dai mezzitoni, sarà esposta a SPAZIO 5 in Roma, via Crescenzio 99 dal 7 al 14 giugno nella mostra OMBRE.

Inaugurazione sabato 7 giugno ore 18.00. Vi aspettiamo!

Giovedì 12 giugno, sempre alle 18, e nella stessa sede della mostra, presentazione del libro illustrato e parlante I Sonetti di William Shakespeare, Armando edizioni. Con letture dal vivo di Emidio La Vella  e Margherita Patti.

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