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PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE PENSARE BENE

Ho postato su Facebook la storia, chissà se vera, del beau geste compiuto da Paul Mc Cartney quando acquistò anonimamente le lettere d’amore che John Lennon aveva indirizzato alla prima moglie Cynthia, e di cui costei era stata costretta, con dolore, a privarsi, per sopperire a certe difficoltà finanziarie: una volta acquistate quelle lettere, Mc Cartney le resituì a Cynthia in cambio di niente, raccomandandole di non vendere mai i suoi ricordi.

“E’ facile fare gli eroi quando si è ricchi sfondati” ha commentato uno dei miei contatti.

Ma essere ricchi sfondati non è mica una colpa.  E’ vero che nel Vangelo c’è scritto che è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli, ma l’eventuale eccezione per un momento può anche smentirla,  l’aspra e pur realistica regola.

Perché negare a un ricco la possibilità di essere sensibile, prima ancora che generoso? Se essere generoso non gli costa nulla – o costa a lui meno che a qualcun altro – perché questo dovrebbe sminuire la nobiltà del suo gesto? Perché processare le intenzioni di uno che riacquista un ricordo svenduto per necessità e lo restituisce gratuitamente al proprietario, leggendovi in tutto ciò solo intenti pubblicitari o altri imperscrutabili secondi fini?

Che cosa ci spinge al cinismo comunque? Da dove ci viene questo bisogno di sentirci smaliziati, più furbi delle volpi, più grintosi dei lupi mannari, più puntuti delle vespe? Che cosa ci trattiene dal semplice pensare bene? Che cosa ci impedisce di credere a una fiaba, fatto salvo il sospetto che non abbia nulla a che vedere con la realtà? E’ così disdicevole essere sospettati di candore?

Il bel gesto sarà pure sporcato di malizia, ma anche disprezzarlo può tradire un vizio: la preferenza per il male sempre e comunque, che appare spesso più appetitoso e più giustificato del suo contrario.

All’epoca John cantava: “You may say I am a dreamer, but I am not the only one. Dirai che sono un sognatore, ma non sono l’unico”. Io ci conto, a non ritrovarmi da sola a credere quanto più possibile alla buona fede dei miei simili. Più o meno ricchi, più o meno famosi che siano.

 

11 agosto 2024

One thought on “PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE PENSARE BENE

  1. Gabriella

    Cara Laura,
    mi pare che si tratti di “invidia sociale” come la chiamano i sostenitori di questa teoria comportamentale…l’essere invidiosi per i successi, le buone azioni e le vite più appaganti di molti, innesca una reazione subitanea di pensare subito al male, per un gesto o un’azione positiva mei confronti di qualcun altro.
    Credo sia più facile reagire così per l’invidioso, spinto sicuramente da un senso di impotenza, di frustazione personale e forse da un senso d’inferiorità.
    Essere cinici anziché apprezzare o meglio prendere esempio da situazioni del genere, ognuno nelle proprie possibilità, e mettercela tutta per potenziare le proprie risorse e possibilità di migliorarsi, è più semplice il contrario… d’altronde il pensare in primis al male che al bene è un sentimento atavico, forse nasce proprio con l’uomo..chiamasi invidia, o cattiveria??

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