Per ascoltare invece di leggere:
Avete notato? Quando si legge di cronaca nera, in particolare di indagini su efferati delitti, l’assassino è sempre presunto. E non semplicemente quando si parla di un indiziato o sospettato, ma anche quando si parla del fatto comunque avvenuto. Non leggiamo mai, ad esempio: “L’omicida ha infierito sul corpo della vittima”, ma “Il presunto omicida ha infierito sul corpo della vittima”.
Ma se ha infierito ha infierito. E’ che sia lo stesso omicida l’autore dell’accanimento è piuttosto verosimile. Un conto è l’identità presunta dell’omicida, un conto è la certezza che qualcuno (ancora da identificare) abbia compiuto l’omicidio secondo certe modalità facilmente riscontrabili. E chi ha compiuto l’omicidio è l’omicida, non presunto.
Sono gli eccessi malati e paradossali del garantismo di questo paese. Nel linguaggio giornalistico impregnato di buonismo a prescindere, alcune parole sono vietate a prescindere. A tal punto ci hanno programmati a detestare la violenza (il che è giusto) che non la si attribuisce più neanche allo sconosciuto che con certezza l’ha compiuta. A tal punto ci vogliamo sentire estranei ad attacchi di violenza da non permettere più a un omicida neppure di esistere.
Ma che cosa vuol dire “Il presunto omicida ha colpito con determinazione”… etc? Un omicida (l’omicida) ha certamente colpito. La sua identità sarà poi stabilita da investigatori e giudici.
Caso analogo: nelle previsioni del tempo ormai non c’è pioggerellina di marzo o giornata mediamente ventosa che non comporti un allerta rosso. In questo caso il garantismo riguarda le autorità. Che non si dica che non ci avevano avvisati. E così, una volta dato comunque l’allerta rosso, la neve può anche sommergere un villaggio, il fiume può anche esondare e travolgere un intero paese: risuona il vecchio, urticante ritornello “te l’avevo detto”…
Il linguaggio ci tradisce. Mette a nudo i nostri timori, le nostre debolezze, soprattuttole nostre ipocrisie. Ci sono parole da perseguitare (“omicida” è una di queste, non la si può neanche pensare, al pari di “razza”), perché ci espongono al rischio di lasciarci contaminare anche noi da tendenze violente o nel caso razzistiche, oppure presumiamo, nel bene o nel male, a torto o a ragione, che ci possano mettere comunque al sicuro da qualsiasi colpa, anche eventuale.
Il vecchio “parla come mangi” sarebbe sempre valido. Il punto è che oramai, anche sul fronte alimentare siamo sommersi da ipocrisie e illusioni di ogni tipo. E non sapendo in effetti più quello che davvero mangiamo, siamo autorizzati a non sapere più neanche quello che diciamo…
11 dicembre 2024