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QUELLA VECCHIA EDICOLA…

Per ascoltare invece di leggere

Tempo fa mi presi la briga di approntare un inventario dei mestieri estinti: “persone sparite”, di cui già una quindicina d’anni fa cominciavamo nostalgicamente, a fare a meno: zampognari, sartine, medici di famiglia, uomini del ghiaccio, ombrellai, balie, annunciatori della radio etc. I tempi cambiano, nessuno potrebbe pretendere oggi di proporsi come “lampionaio” o “scriba” e bisogna farsene una ragione. Per questo certe rivendicazioni salariali o relative al mantenimento tout court del posto di lavoro andrebbero quanto prima sostituite dalla richiesta di uno studio intelligente relativo alla conversione delle nuove professioni a rischio in addestramenti mirati. Ma non facciamo in tempo a stare dietro al progresso: è fatale che la frenesia dell’andare avanti faccia passare in secondo piano l’accortezza di “accudire” chi rimane indietro. Una correzione di rotta tuttavia è necessaria.

Al momento attuale cominciamo a pensare con preoccupazione a quei mestieri e professioni ( attività manuali, ripetitive,  facilmente automatizzabili) prossimi ad essere esautorati da sofisticati sistemi robotici e da software sempre più intelligenti: che ne sarà del destino di camerieri, centralinisti, tipografi, librai, tecnici del suono, contabili, portalettere, grafici, doppiatori, interpreti, avvocati, agenti di viaggio, cassieri etc etc? Preparare al futuro digitale le giovani generazioni è facile: si preparano in pratica da sé, già da ora, già nella scelta dei percorsi formativi, anche se molti ragazzi sentono ancora l’attrattiva di professioni che non si accorgono essere “in bilico”. Ma decisamente più preoccupante è salvaguardare la sopravvivenza lavorativa di chi è troppo vecchio per essere riaddestrato, e ancora troppo giovane per uscire dal circuito produttivo.

Emblematico delle galoppanti trasformazioni in corso e soprattutto delle triste conseguenze esistenziali per tante categorie di persone è comunque un oggetto metropolitano che è negli occhi di tutti noi, ma che vi resterà ancora per poco, per infilarsi presto nell’album dei ricordi: l’edicola dei giornali. Quante ne abbiamo viste chiudere, negli ultimissimi anni? Quanti pochi edicolanti, eroicamente ancora resistono, cercando di non limitare l’offerta a libri e giornali ma estendendola a biglietti della lotteria, gratta e vinci, giocattoli, merendine e gadget vari? E’ un triste declino: i giornali oggi si leggono on line e l’edicola -ogni edicola- appare un languido e indifeso avamposto di passato nel traffico sempre più frenetico che generalmente la accerchia. Queste casupole spesso architettonicamente aggraziate, non di rado emblema di un intero quartiere e un tempo perfino punto di ritrovo per sfogliare insieme le notizie di cronaca e commentare le ultime gesta della squadra del cuore o la crisi di governo appaiono sempre più piccole zattere di umanità e di dialogo in un oceano di alienazione universale. Dove trovare da domani analoghi avamposti di civiltà? Gli ultimi edicolanti lì dentro arroccati sembrano difendere strenuamente la sopravvivenza del libero pensiero. Cerchiamo luoghi alternativi dove questo oggetto apparentemente smarrito (il libero pensiero, appunto!) si faccia ritrovare da noi tutti.

 

9 aprile 2025

One thought on “QUELLA VECCHIA EDICOLA…

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