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SE VERO E FALSO SI EQUIVALGONO

Per ascoltare invece di leggere:

Lavoro da tempo con gli attori, con la gente di teatro, dunque dovrei essere abituata all’inesauribile gioco vero/falso. Come pure al fatto che nel mondo dello spettacolo tutti si abbracciano pubblicamente anche se molti di questi, sotto sotto, si detestano. Insomma dovrei avere fatto il callo all’ipocrisia, di cui il mondo dello spettacolo è fisiologicamente, necessariamente intriso.

Così come sono beatamente consapevole del fatto che in palcoscenico “tutto è finto ma niente è falso”. Un pensiero di Cicerone.

Se non che questa benedetta/maledetta dialettica fra ciò che appare e ciò che è, tra finzione e realtà sta ormai trasbordando anche al di fuori degli spazi teatrali.

Ieri abbiamo visto apparire il papa in basilica vaticana vestito come un qualunque invalido in carrozzina, indossando un poncho e pantaloni neri al posto della veste bianca che dovrebbe essere il suo inequivocabile identificativo e il segno della sua dignità pastorale. Il papa in borghese, privo del suo “costume” da papa, per un attimo ci ha fatto dubitare della sua identità. Come un attore che avesse sbagliato set. Come se ci avesse messo lo zampino l’Intelligenza Artificiale o qualche burlone intenzionato appunto grazie all’Intelligenza Artificiale a farci credere ciò che non è. Segno che è proprio l’abito a fare il monaco, o meglio il papa. E segno che il nostro è ancora e sempre il tempo dei segni. Segni sono le bandiere, i caratteri somatici, i voti sulla pagella, i simboli dell’identità di genere, le dogane, i confini, le croci, le mezze lune, le sezioni delle classi scolastiche, le candeline sulla torta, le mappe stradali… Eccetera. I segni segnano le differenze. I segni ci circondano perché ci circondano le differenze. Impossibile non vederle. Per questo la mancanza di un segno identificativo cui siamo abituati può ancora generare incertezza e sconcerto, alla faccia di chi vorrebbe cancellare le differenze, omologandole dentro il buco nero di una irrealistica, impossibile uguaglianza.

Per questo il papa in borghese – privato del suo “segno”- ci ha fatto dubitare della veridicità del fatto filmato.

“Secondo me è falso”, ha sperato qualcuno. Per poi aggiungere: “però non mi stupirei se fosse vero”. Mentre qualcun altro ha giurato fin da subito: “ma certo che è vero, non lo riconosci, il papa”? Per poi chiosare: “ma potrebbe benissimo essere falso…”

Ed eccoci al punto. Un mondo che va perdendo i segni, vuole anche perdere il confine tra vero e falso. E la tecnologia lo aiuta. E’ questa la cancel culture più efficace e tragica di tutte. Quella che, anche con il support sta cancellando la differenza fra giusto e sbagliato, fra vero e falso, finendo per annullare anche l’errore, ovvero per giustificare tutto.

La missione omologatrice universale è quasi compiuta: il papa col poncho è il minimo. Ci sono le stragi di innocenti, che già non fanno più notizia… e poi arriverà la guerra totale e diremo che è uguale a un giro di valzer o a un campo di grano.

 

11 aprile 2025

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