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SIAMO TUTTI FASCISTI

Per ascoltare invece di leggere:

Mi gira spesso nella testa un pensiero paradossale comunicatomi qualche settimana fa in un taxi da Franco Cardini (andavamo allo studio televisivo di Uninettuno a registrare la sua intervista impossibile a papa Bonifacio VIII): “Gli italiani sono tutti fascisti. Perciò detestano il fascismo”. E non eravamo lontani da piazza Venezia.

Più ascolto questo pensiero nella mia testa, più lo riconosco come una perfetta sintesi di quello che penso anch’io da sempre. Lo penso dai tempi del liceo, quando i mei coetanei davano del fascista a chiunque sollevasse dubbi sulla presunta rivoluzione di popolo nel nostro paese, lo penso anche oggi quando sento dare del fascista a chiunque cerchi invano di contrapporsi al non-pensiero dominante, che è per l’appunto radicato in un incondizionato, pretestuoso antifascismo.

Io non c’ero nel 1922. E neppure negli anni successivi. Sono nata dodici anni dopo la morte di Benito Mussolini. So del fascismo quello che mi hanno raccontato, so soprattutto del fascismo quello che ne è stato fatto, una specie di mitologia capovolta, cassonetto della spazzatura di tutto il peggio del nostro paese, inclusa la cattiva coscienza, mai sopita, di non averlo stroncato sul nascere. E oggi guardo la chiacchierata serie Sky M. – Il figlio del secolo. Serie ovviamente intrisa di antifascismo. Come tutto, politically correct, nel nostro paese. In quel prodotto televisivo così dichiaratamente sopra le righe c’è però qualcosa che mi sfugge. Che cosa vuole essere? Un polpettone biografico? Una serie storica? Una satira?

Un polpettone biografico non direi. Si procede “episodicamente per episodi”, selezionando ovviamente i peggiori della vita del duce, con l’inclusione di personaggi mi pare anche inventati.

Una serie storica, tanto meno. Il contesto è richiamato scolasticamente, sullo sfondo per accenni, come se non fosse l’essenziale. Come se fosse solo un contorno alla figura del protagonista.

Una satira, lo escluderei. La satira è sottile, in punta di forchetta,  deride il suo bersaglio con misura e con educazione.

Quel Mussolini figlio del secolo è invece dichiaratamente una macchietta da avanspettacolo, mentre il contesto sembra avere pretese, anche se sommarie, di storicizzazione.

Insomma da spettatrice sono disorientata. E ricavo una conclusione: a quanto pare nel nostro paese l’incubo non è ancora passato, l’Italia non si è ancora svegliata, non ha ancora esorcizzato il mostro, visto che avverte ancora il bisogno di ridicolizzarlo in termini così paradossali.

Parafrasando la teoria di Freud sui motti di spirito, che consentirebbero una allusione implicita a contenuti sessuali altrimenti indicibili e imbarazzanti, direi che la macchietta “M. figlio del secolo” nasconda e riveli nello stesso tempo l’imbarazzo persistente nel nostro paese circa l’ingombrante “genitore”, non ancora ”ucciso” da tutti noi, incluse le generazioni future. Sempre ricorrendo alla psicoanalisi, se è vero che, per crescere, ogni individuo ha bisogno di assassinare metaforicamente il padre e la madre, noi italiani abbiamo ancora le mani pulite, nonostante piazzale Loreto. Il che significa, tornando al pensiero di Cardini, che c’è ancora un Mussolini in ciascuno di noi, e che siamo tutti fascisti anche noi che non abbiamo visto il fascismo. Il che conferma che ci deve essere un fascista anche e soprattutto in chi dà del fascista a un avversario politico. Io non avrei saputo dirlo meglio. Di Cardini e della serie M.– Il figlio del secolo.

 

25 gennaio 2025

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