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TORNARE INDIETRO

Per ascoltare invece di leggere:

E’ esperienza di tutti noi quanto nell’universo virtuale sia facile tornare indietro. Scrivi al pc, fai un errore o non ti piace quello che hai scritto e in un baleno cancelli, torni indietro e ricominci. Sbagli una qualsiasi operazione, il caricamento di un allegato in una mail, l’inserimento di una chiave di ricerca, l’apertura della pagina di un sito, una fotografia … ti fermi e torni indietro.

Tutti i programmi hanno la funzione UNDO, oppure chiamiamola control + Z, insomma la possibilità di annullare la digitazione errata. Si visualizza come una magica freccetta che indica verso sinistra, in direzione contraria a quella della scrittura occidentale.

Morale: non c’è errore che non possa essere corretto. Non c’è azione che non possa essere revocata, decisione che non si possa disdire. Altro che gomme da cancellare, vecchi liquidi sbianchettatori, obblighi di rettifica. Questa possibilità che il mondo virtuale ci concede di tornare facilmente sui nostri passi ci permette di muoverci al suo interno con una disinvoltura che alla lunga finisce per rasentare la presunzione di onnipotenza. Se il margine di errore è ridotto possiamo dirci quasi perfetti.

Sappiamo quanto, alla lunga, le singole esperienze finiscono per modificare le abitudini della collettività. L’ontogenesi condiziona la filogenesi: i cambiamenti dell’individuo finiscono per determinare i cambiamenti della specie.

La funzione “tornare indietro” ci fa illudere di esserci avvicinati un passetto di più a Dio. Quante specie animali Dio ( o l’evoluzione) ha corretto strada facendo? I dinosauri sono stati cancellati, per esempio, sostituiti dagli uccelli. Eccetera.

Ulisse e Pollicino erano eroi del tornare indietro. Il primo impiega vent’anni per raggiungere Itaca, ed è da credere che, rinviando per una ragione o per l’altra l’arrivo in patria, voglia saggiare la sua effettiva volontà di tornarvi. Quanto a Pollicino, esercita la previdenza degna di un vecchio e predispone il ritorno a casa con un cammino di briciole. Entrambi confermano che l’atto del tornare indietro non è poi così facile, automatico, ma al contrario richiede una prova, un percorso, un qualche impegno programmatico, un alto grado di consapevolezza e soprattutto un’assunzione di responsabilità.

Con tutto ciò, rimarranno sempre e comunque dei casi in cui sarà inevitabile dirsi “ah, se avessi potuto tornare indietro”, situazioni in cui questa revisione del passato ci si confermerà drammaticamente impossibile. La facilità di cancellare gli errori è illusoria, ci deresponsabilizza e ci mette in pericolo nelle nostre scelte.

Il governo israeliano è proprio sicuro di poter tornare indietro? E l’Iran? E Putin? E Zelenski? E le Onlus, che scaricano migliaia di migranti sulle coste europee? Ci sono azioni le cui conseguenze non si cancellano con un Control + Zeta. Forse qualcuno presume di poter formattare e cancellare migliaia di morti. Anche la Cancel Culture è effetto della facilità, presunta, di tornare indietro.

Suggerisco a tutti noi, come individui e come collettività, di domandarci se in ciò che facciamo è ancora davvero sempre possibile tornare indietro, posto che davvero vogliamo assicurarci di poter andare avanti.

16 ottobre 2024

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