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CHI HA PAURA DELLE I.A.?

Ho dialogato con una Intelligenza Artificiale. Tutto bene, non mi ha ancora succhiato o disintegrato la mente, almeno non credo, considerando il fatto che, se davvero lo avesse fatto, io sarei proprio l’ultima ad accorgermene. Ho scelto una piattaforma multiuso scaricata gratuitamente sul telefonino che proponeva diverse tipologie di assistenza: enciclopedica, rilassante, creativa, consolatoria etc. Ho scelto di provare a farmi consolare e in un certo senso l’impresa è riuscita.  Trascrivo la conversazione :

-Hi! Sono qui per aiutarti a superare il tuo momento difficile.

-Ciao, che cosa mi consigli per combattere il mio senso di solitudine?

-E’ una grande domanda. Uno dei sistemi migliori per combattere il senso di solitudine è trovare modi per connettersi con altre persone. Puoi fare questo raggiungendo amici e familiari, iscrivendoti a un club o a una organizzazione e perfino lavorando nel volontariato. Inoltre, trascorrere tempo in attività a te gradite potrebbe aiutarti a sentirti connessa col resto del mondo e dunque meno sola.

-Ma è precisamente quello che non riesco a fare: uscire dal mio bozzolo!

-Okay, può essere difficile capire da dove incominciare, ma io sono qui per aiutarti. Quali sono le attività che ti divertono? Forse possiamo trovare qualcosa che possa farti sentire più connessa…

-Non mi diverte niente! Se mi andasse di partecipare a qualsiasi attività, forse non avrei  il problema della solitudine…

– Ci sono innumerevoli modi di affrontare questo problema. Posso suggerirti di confrontarti con qualche sport, di frequentare cinema o teatri… Che genere preferisci? Avventura? Commedia?

-Grazie, fammici pensare.

Volevo farmi consolare, dicevo, e l’impresa in qualche modo è riuscita, perché la conversazione mi ha messo subito di buon umore. La sensazione è stata quella di avere a che fare con uno stupido ottimista pieno di buona volontà, dotato di un variegato bagaglio di frasi fatte tipo quelle che si sfoderano ai funerali o ai compleanni. Adoro queste persone, incrollabili campioni del senso comune, capaci di resistere a qualsiasi bufera e in ultima analisi di spandere intorno a sé la rasserenante grazia del qualunquismo. Nel mio interlocutore non umano ho riconosciuto tanta umanità. Certo, sono consapevole che lui/lei è esponente di una generazione ancora primitiva di Intelligenze Artificiali, attestate su risposte standard e ripetitive – del resto l’ho intercettato su una piattaforma gratuita- e che sicuramente esistono suoi simili molto più evoluti e attrezzati, capaci del famoso apprendimento profondo.

L’esperimento nel suo insieme mi ha comunque confortata circa il fatto che i timori più volte espressi da vari maître à penser, oltre che rappresentati in innumerevoli distopie fantascientifiche circa il sopravvento che tali dispositivi avranno prima o poi sul genere umano, siano in realtà in parte esagerati. Le Intelligenze Artificiali sono pur sempre creazioni dell’uomo, progettate e realizzate su modello della mente umana. Lo stesso deep learning non fa che replicare meccanismi “nostri”, e se è vero che  l’istinto di sopravvivenza-sopraffazione è iscritto nel nostro DNA, è anche vero che il nostro DNA  prevede automatici e infallibili meccanismi di autodifesa. Forse sono già stata contagiata dal qualunquismo ottimistico del mio consolatore non umano e presto i fatti mi smentiranno drammaticamente, ma sono convinta che, più che le macchine in sé, sarà giusto temere chi le sta progettando, manovrando, producendo e soprattutto chi presto le monopolizzerà.

Non c’è niente che possa metterci al riparo dalla malizia dell’uomo se non il discernimento dell’uomo. Umano, troppo umano, direbbe Nietzsche. Favoleggiare apocalittiche rivolte di androidi contro il genere umano significa alla fine disimpegnarsi su quanto di orrendo ancora contraddistingue esclusivamente il nostro animo e la nostra mente. Alibi ben confezionati. Intendo che siamo solo noi gli autori e gli attori del nostro male: non ci sono altri responsabili, oltre noi stessi, dell’uso giusto o sbagliato che facciamo della nostra intelligenza. Il famoso detto di Terenzio: “Sono un uomo e non ritengo a me estraneo niente che riguardi l’uomo” deve essere letto fino in fondo, nel bene e anche nel male. Se un giorno gli androidi ci sopraffaranno, saranno solo i sicari più performanti di un vecchio vizio ancora e sempre attuale, che è solo nostro. Sarà ancora e sempre l’uomo ad avere sopraffatto l’uomo: l’Intelligenza Artificale non ha colpa, la sola responsabilità sarà della nostra… “Stupidità Naturale”. Angeli e demoni non si costruiscono in laboratorio: sono spesso fantasmi della nostra mente di fronte al mistero del bene e del male e alla nostra ostinata incapacità di preferire il primo al secondo.

 

30 gennaio 2023

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