Per ascoltare invece di leggere:
Ho appena finito di leggere Memorie e incontri – Una vita dentro lo spettacolo di Giovanni Antonucci, edito da E&S, Edizioni Editoria e Spettacolo.
A metà fra diario, dettagliata ricognizione di una vita di lavoro, e umile “auto – monumento”, tramite questo libro Antonucci racconta se stesso nella sua multiforme passione per il teatro, per la letteratura e per lo spettacolo in genere, mostrando in filigrana un pezzo di storia del nostro paese: dalle macerie della guerra ai giorni nostri. Tutto attraverso il filtro del suo amore irresistibile per il palcoscenico, che ha frequentato dapprima come studente, poi come studioso, attore, regista, critico, giornalista, storico, saggista, drammaturgo, direttore di teatro, produttore televisivo…
Se in qualche cosa questa autobiografia è un vero monumento, lo è in quanto monumentali sono l’esperienza e la cultura del protagonista: un monumento però trasversale e ubiquo, plastico e dinamico, che è mutato e muta con i tempi e le mode ma che in qualche cosa riesce a restare a sempre uguale a se stesso e fedele all’uomo e alle sue idee.
Non c’è un paragrafo della storia della cultura e dello spettacolo italiani (e non solo italiani) che Antonucci non abbia approfondito o sfiorato nella sua vita in vesti diverse, ma sempre con la stessa passione, la medesima competenza e l’identica coerenza. Dalle lezioni universitarie di Ettore Paratore al primo spettacolo di Carmelo Bene, dai consigli di Mario Verdone all’esame di letteratura con Giacomo Debenedetti, dalla curiosità per il futurismo agli spettacoli su Ettore Petrolini, dalla frequentazione con Amedeo Nazzari alle collaborazioni con La Fiera letteraria, dall’ideazione di sceneggiati televisivi di successo alla direzione del teatro palermitano Al Massimo, dagli incontri con Orazio Costa all’amicizia con Tino Buazzelli, Mario Scaccia, nonché alle collaborazioni con Peter Brook, Kantor, Grotowski … Impossibile citare tutto. Per non parlare degli innumerevoli aneddoti da backstage.
In questa ricostruzione Antonucci non risparmia elogi e neppure critiche. Con la stessa limpidezza riferisce dei successi raggiunti e anche degli ostacoli affrontati. A una lettura superficiale il racconto potrebbe sembrare solo un appetitoso album “fotografico” su una intensissima carriera professionale. E sembra davvero impossibile che in una vita sola possano essere state realizzate tante imprese artistiche, avviati tanti progetti, e portate a compimento tante prestigiose collaborazioni.
Ma tra le righe non può non emergere il vero messaggio di questo racconto: la ricchezza culturale di una società, di un paese non può che passare per l’impegno e la coerenza degli individui (siano autori, attori, registi etc), laddove però siano messi in condizione di esercitare la loro professione liberi dai preconcetti, dai conformismi e dai condizionamenti delle mode culturali, della politica o dell’ideologia, che da qualche decennio appaiono invece sempre più invadenti e fatali. Da questa contaminazione però Giovanni Antonucci è rimasto sempre pulito, protetto dalla sua vastissima cultura e dalla sua onestà, e soprattutto attento alla tradizione, fedele al pensiero di Mahler, citato da Rocco Familiari nell’Introduzione a un altro volume di Antonucci: “Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco”. E a proposito di citazioni: è significativo che a siglare una carriera così pirotecnica ci sia l’ interesse di Antonucci per gli aforismi, di cui ha di recente pubblicato una trilogia di raccolte: la brevità dell’aforisma quasi a bilanciare una creatività e una produttività così …iperboliche!
E tuttavia, ecco un altro aforisma. Di Friedrich Engels: senza analisi, nessuna sintesi! Dunque grazie, Giovanni.
7 ottobre 2024
Il volume sarà presentato mercoledi 9 ottobre alle ore 18,30 a Roma, presso il Teatro Basilica (piazza di Porta san Giovanni 10) da Gianfranco Bufalotta, Antonio Calenda e Tommaso Le Pera