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CONCERTO DEI CINQUE SENSI

E’ un concept album degli Echoesthree, da me invitati a sviluppare un tema musicale sullo spunto dei cinque sensi e giocando sull’abbinamento ad altrettanti strumenti musicali.

Nel 2002 avevo lavorato a cinque saggi per la Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre dedicati ai cinque sensi, senza smettere negli anni di rimuginare sul tema. Già un decennio prima avevo concluso uno strano testo rimasto inedito, Quasi una musica, diviso in cinque capitoli dedicati ciascuno a un senso. Erano cinque affabulazioni che affastellavano, in forma piuttosto musicale, un succedersi di sensazioni acustiche, tattili, visive, olfattive e gustative.

Attraverso questa tempesta di sensazioni cavalcavo attraverso la storia, particolarmente del XX secolo, e attraverso la mia vita. Il titolo, e così la forma affabulatoria-musicale, volevano sottolineare il primato dell’udito sugli altri quattro sensi. L’intenzione era suggerire che ogni sensazione fisica ci attraversa appunto quasi come una musica.

Nel 2007, insieme ai miei amici Echoesthree cominciai a domandarmi se non fosse possibile sviluppare il tema dei cinque sensi proprio a partire dalla materia musicale, affidando a cinque diversi strumenti solisti lo stesso tema per identificare e differenziare le percezioni tattili, uditive, visive, olfattive e gustative. Ciò avrebbe dovuto condurci ad una serie di abbinamenti senso/strumento il più possibile motivati. In effetti, la relativa discussione fu tra le fasi più appassionanti di tutto il progetto: scontato il binomio Gusto/Strumento a fiato, meno ovvio quello Vista/Batteria. La motivazione imposta da Orlando Orlandi, il batterista del gruppo, fu che la batteria è lo strumento più visibile della band! L’abbinamento Tatto/Basso fu universalmente approvato per la facilità con cui le basse frequenze “toccano” il profondo dell’animo umano, e il binomio Chitarra/Udito fu pure raggiunto con ragionevole facilità grazie alla voce penetrante della chitarra elettrica, autorevole messaggera dell’”intelligenza” acustica. La coppia Piano/Olfatto fu la meno motivata, i musicisti la raggiunsero… per esclusione.

A partire da questi abbinamenti fu sviluppato il concept album: gli Echoesthree si fecero sostenere da altri due solisti, Stefano Fusiello al pianoforte, e Giordano Riem al sax. Ecco come il chitarrista Walter Centofante racconta la nascita e la realizzazione dell’album:

Era gennaio 2007; scrissi una melodia, così, di getto, non so né come sia nata né da dove sia venuta. So solo che me ne stavo seduto, a pensare a come sarebbe stato strutturato il Concerto dei cinque sensi. D’improvviso mi alzai, andai al pianoforte e suonai qualcosa: aveva un’introduzione, una parte centrale melodica ben precisa e un finale molto aperto, perchè volevo che alla fine ogni strumento fosse libero di esprimersi su un giro armonico preciso, ma senza vincoli melodici. Quello che è venuto dopo è stata la fase più stimolante: creare insieme gli arrangiamenti per i cinque strumenti solisti. Ogni musicista ha dato la sua splendida interpretazione, ispirandosi al senso cui il proprio strumento è stato associato. Il brano d’insieme (Sesto Senso) ha avuto una gestazione molto lunga, complessa e sofferta. La sfida è stata quella di creare una buona fusione musicale che non sfociasse in singoli virtuosismi, ma che rendesse bene l’idea di armonia e complementarità tra gli strumenti, cosi come tra i sensi. Le registrazioni sono state altrettanto stimolanti, sofferte, meticolose, alla ricerca del giusto equilibrio, delle giuste sensazioni da trasmettere. La chitarra (l’udito) ha suonato in maniera pulita, precisa e cristallina, ma anche sporca e istintiva, cercando di catturare l’udito e l’udibile, spaziando lungo tutta la sua tastiera, La batteria (la vista) ha suonato dando la percezione dello spazio, della posizione dei suoi componenti, facendone immaginare la disposizione a chi non poteva vederla. Il sax (il gusto) ha suonato ricreando la sensazione primaria del nutrirsi, dell’assaporare le cose, del sentirle sulle labbra. Il basso (il tatto) ha suonato facendo ben percepire il tocco delle mani sul legno, scolpendo suoni decisi, come farebbe uno scultore col suo marmo. Il pianoforte (l’olfatto) ha suonato respirando l’aria intorno a sé, calda e fredda, dolce e amara, vuota e intensa; ce l’ha trasmessa cosi, come l’ha inspirata ed espirata. Grazie, per come percepiamo le cose…”

Il Concerto dei Cinque Sensi fu edito dall’etichetta Diapason Music di Enrico Belluomini, e venne accompagnato da un libretto molto elegante di cui seguii personalmente grafica e disegni. Mi aiutò la geniale Katarzyna Bak, pittrice e designer.

 

Sul numero di marzo 2008 di Chitarre 
diretto da Paolo Somigli uscì una recensione di Marco Manusso
 “Un album concept che va ascoltato nella sua totalità, un po’ come si faceva negli anni 70 quando i gruppi progressive pubblicavano le loro composizioni che a volte duravano quanto la durata di un long playing e che richiedevano una grande attenzione da parte dell’ascoltatore, e soprattutto  molto tempo a disposizione… ma allora di tempo ne avevamo quanto ne volevamo e ci mancavano solamente i soldi… per comprare i dischi del nostri gruppi preferiti. (…)Un progetto ambizioso realizzato con ‘gusto’, uno ‘sguardo’ al futuro, ‘l’orecchio’ al passato, un ‘profumo’ rétro, ma sempre con molto ‘tatto’.”