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Giochiamo al buio

Tempo fa sono venuta a conoscenza del raffinato iter creativo di un musicista, che, per ispirarsi nella composizione di un’opera, chiese alla sua fidanzata di rendersi disponibile ad un incontro letteralmente “al buio”. La ragazza avrebbe dovuto cioè accoglierlo in casa a luci spente, in assoluto silenzio, e nella rigida osservanza di queste due condizoni (buio e silenzio assoluti) avrebbe dovuto proseguire l’incontro d’amore.

L’esclusione radicale della vista e dell’udito (o meglio del linguaggio verbale), la riduzione della comunicazione alle sole dimensioni tattile, olfattiva e gustativa ebbero un effetto potentissimo sulle reazioni emotive del compositore e sulla sua immaginazione creativa.

E’ possibile che qualcuno veda in questo espediente uno svilumento strumentale del rapporto amoroso. Non mi scandalizzerei. Spesso e volentieri, in forme meno programmate, gli incontri d’amore sono sati e sono portatori di grande ispirazione.

L’entusiasmo genrato dalla conoscenza di questo insolito percorso creativo, così facilmente messo in pratica con la complicità di una donna innamorata, mi ha suggerito le dieci suggestioni che seguono, dove immagine e parola, in questo caso, tornano protagoniste.

Dal punto di vista grafico, questo lavoro si inserisce inoltre su certe mie ricerche relative alle potenzialità del disegno bianco su nero e relative pubblicazioni. Come nel caso di Una storia di emigrazione e del Libro nero dei colori, quest’ultimo in particolare dedicato alla descrizione dei colori rivolta ai ciechi nati. ( Entrambi i titoli fanno parte del catalogo di Gallucci editore.)

1.Giochiamo al buio

Giochiamo al buio, una volta.
Ci nascondiamo
in posti che conosciamo già
e così scopriamo
quel che meno conosciamo
di noi stessi.

Giochiamo alla cecità.
Il buio si offre:
grande neo del mondo,
bocca di forno spaziosa.
Là dentro magnificheremo il tatto,
il gusto
l’ascolto,
l’odorato.

Giochiamo al buio,
architetto di carezze,
sovrumano palato
gigantesca narice che scova
profumi perfino nei sassi,
orecchio garbato capace
di estrarre musica da un fiato,
o da un’onda.

Giochiamo al buio, giochiamo
al nulla
per convincerci
di essere finalmente qualcosa.

Tu un braccio
intorno alla mia vita.
Io le labbra su una tua palpebra
chiusa.
E solo gli odori
nei respiri.

 

2. A chi serve 

Il buio fa comodo
agli amanti
perché nell’indistinto
arrivano a credere
d’essere l’uno l’altro
e l’altro l’uno:
unico fango impastato.

Ma il buio si adatta
anche ai ladri,
e alle ladre meglio ancora,

mascherate da gioviali massaie,
da persuasive zingare
con occhi viola
socchiusi:
ombra complice capace
di nasconderli nell’atto
di pensare il male,
prima ancora di realizzarlo.

E per finire il buio
è dei bambini,
che lo decantano
in filastrocche
senza mai nominarlo,
che lo decorano di denti di strega,
di spalancate spelonche
marcatura di ignoto:
lì da dove tutti
proveniamo.

Sì, il buio è di tutti:
ci affratella
in cerca di perdono,
disseminate stelle
senza consolazione.

3. Definizione 

Spalle di farfalla
il buio ti sostiene,
in quel volo di notte orfano di destinazione. Ti si sfarina dentro
un cattivo pensiero.
E in una riga di inchiostro non lo trovi.

4. Come chiamarlo 

Il buio,
se lo chiami “tenebra”,

è un po’ meno buio
che quasi lo addomestichi.

Se lo chiami “crepuscolo” poi
è favola,
è tenerezza.

E’ il buio che diventa bambino,
ornata la fronte

di un’unica stella,
corrugato pensiero laggiù
fino ai morti.

5.Non lo vedi 

Il buio è anche quello dell’ombra,
degli interstizi,
che se ne sta tra una cosa e l’altra
tra una cosa
e una non cosa,
negli scaffali dei supermercati,

più sottile della polvere,
insidioso pixel, particella indecisa
altrettanto indicibile:
solenne madre di tutti,
un petalo di tenebra.
Il buio è quello
che giuri non c’è,
e poi ti prende alle spalle
come giocando,
in quell’attimo di leggerezza,
agli estremi limiti
quando pensi di essere
tutto luce…

6.Ombre 

E sta
sotto il cappello del poeta
annidato Nell’umido
di quei pensieri strani,
covato dall’ elegante sudore
che gli compete
e gli assomiglia,
il buio
Per questo non devi
nominarla,
la lattiginosa bava
che ne deriva:
la poesia.
La poesia è la figlia
il buio è la madre:
nell’intrico sapiente
di rami d’albero,
lì tra foglia e foglia
il buio si chiama ombra,
e tutto ciò che ondeggia
è un verso…

7.C’era la guerra 

Si era appena tagliata i capelli:
il buio
è anche in quella foto,
frangiature di grigio
e le nuvole ad adornarle la fronte:
la guerra arrivava
come una canzone.
Il buio è sempre da quella parte
in cui non guardi,
per questo puoi
a quindici anni

permetterti di sorridergli
come a un cortese passante
che si leva il cappello.
Ma mamma, ragazzina
non sapeva
di brancolare
nella storia.

8.Uno che dorme 

Hai mai guardato uno
che dorme?

Il buio è invidioso,
si tiene alla larga,
si scansa. Una luce
proviene da non so dove,
dalle palpebre abbassate,
custodi di sguardi,
e dalle tempie, pazienti
che invano schermano i sogni.
Forse dalle spalle,
perfino,
lievemente incurvate,
a fare scrigno
del cuore.
E allora il buio
non sa che fare:
si acquatta,
scontroso,
invano cercando
di allearsi alla notte, espandendo
il cupo abbraccio
a tutti i dormienti della terra.
Hai mai guardato
Uno che dorme?

La luce,
da qualche parte,
gli cola addosso, in un sogno.
E il buio allora
è soltanto un trattino,
una soglia di chissà
quale ingresso,
per dove.

9.Il morire 

La terra galleggia
nel buio
e
nella bocca del pesce
l’altro pesce
è un pianeta
bramoso che il caos
lo digerisca
per sempre
E’ così facile,
è un gesto così luminoso
il morire.

10.Giochiamo al buio 2 

Dimmi che non ti stancherai
di trovarmi,
che avrai sempre alberi
generatori di silenzio
attorno alla casa,
e che certe foglie,
accuratamente cercate
potremo usarle
nei nostri prossimi
giochi
d’amore.
Dimmi
-e non dirmi-
che ci sono fiori tenebrosi
quanto i tuoi sopraccigli,
e che il buio dondolando li pettina,
per costruirne ombre
attorno al nostro letto

GIOCHIAMO AL BUIO
10 testi illustrati
di Laura De Luca