In una stazione di non si sa che città
in una città di non si sa che paese
in un paese di non si sa che tempo
c’è chi aspetta stancamente l’arrivo di un treno…
LEI
E’ vero che bisogna essere stranieri per ballarlo?
LUI
Forse bisogna essere di un altro tempo.
LEI
E’ vero, è un ballo sempre un po’ anacronistico. Certe volte fa ridere.
LUI
Anacronistico “come le ninne nanne”, ha detto qualcuno.
LEI
Ma le ninne nanne non fanno ridere.
LUI
Il tango sì?
LEI
Sono sincera. Quelle pose esagerate, quel prendersi così sul serio… Il troppo-serio a volte diventa comico, non trova?
LUI
Nei tuguri malfamati della periferia di BuenosAires, nelle bettole delle sue orillas non c’era proprio niente di comico.
LEI
No, immagino. Mi scusi.
LUI
E così nelle case di perdizione del centro. No, non immagini. Tra quei lustrini, quei profumi inebrianti da 4 soldi…
LEI
Sì, è vero, io…
LUI
E nei sobborghi dove vivevano uno sull’altro gli immigrati da mezza Europa…
LEI
Ora vuole farmi sentire in colpa?
LUI
(nostalgico)
Raccontano che “tango” era il posto dove i neri si riunivano per festeggiare il loro dio. Quei disgraziati venivano da così lontano….Importati come merce. (…) E’ la schiavitù il posto più lontano del mondo.
LEI
Scusi, sembra saperne qualcosa. Per caso anche lei…?
LUI Io?
LEI
(con lieve imbarazzo)
Per caso anche lei, dicevo…
LUI
(come sminuendo) Io… tango
LEI
… lei cosa?
LUI
(non risponde)
“Tango” … Altri dicono che fosse quel porto d’Africa dove i trafficanti raccoglievano i pezzi d’ebano.E anche il posto in terra americana dove li vendevano…
LEI
Infatti uno dei colori del tango è il nero. Nero ebano. Nero Africa.
LUI
Ma in Congo “Ntango” significa “Sole”…
LEI
E che luce viene dal tango?
LUI
La luce dell’altro….
(…continua)
RACCONTAMI IL TANGO
di Laura De Luca
Prossimamente,
sul palco di non si sa che teatro,
in un teatro di non si sa che città.