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TRE UOMINI

Il termine “audiofilm illustrato” fu coniato espressamente per questa storia, che riprende fedelmente la mia sperimentazione d’esordio sul web risalente all’anno 2000, ai tempi della mia prima e tardiva esaltazione per Internet.

L’obbiettivo era creare un prodotto nuovo, che utilizzando spazi e potenzialità tecniche e linguistiche della rete, fondesse diversi linguaggi e diverse arti in maniera inedita e sperimentale, specchiando la multimedialtà concessa e incoraggiata dalla Rete.. Un altro modo di declinare il mio percorso estetico preferito: il cosiddetto contagio. Oggi parlare di opera d’arte collettiva è un dato acquisito, anche se forse non si sono ancora esplorati i possibili risvolti in rete.

Firmata con lo pseudonimo di Diego Romano, con le voci di Gino Manfredi, Stefano Onofri, Raffaella Castelli e la partecipazione straordinaria di Claudio Capone, musiche originali degli Echoesthree e di Gianluca Podio e contributi grafici, pittorici e fotografici di Emiliano Mammucari, Roberto Colangeli, Franco Grasso e dello stesso Diego, lopera web inaugurò di fatto il sito lauradeucaANDFriends.it, sul quale ebbe una doppia versione: la prima, macchinosa e decisamente sperimentale e la seconda più agile, non a caso scherzosamente battezzata “Tre uomini Light”.

L’edtore Rugginenti di Milano, con un certo background nella diffusone degli audiolibri su cassetta prima e su CD poi, credette di intravedere in questo progetto il numero zero di una serie di analoghe produzioni, salvo poi impantanarsi in problemi produttivi e nelle rapide mutazioni di mercato che hanno vista il definitivo affossamento, in Italia, dell’oggetto audiolibro, su qualsiasi supporto lo si sia voluto immaginare (audiocasetta, cd, ipod etc)

L’opera fu comunque presentata con il patrocinio della Provincia di Roma a Palazzo Valentini, sala di Liegro, nelle prime settimane del 2003. Relatori d’eccezione furono in quella circostanza Carlo Lizzani, che intuì la portata filmica della storia e il compositore Claudio Simonetti, che “sponsorizzò” i più giovani autori della colonna sonora.

In una Roma spettrale e semideserta, vagano tre amici disperatamente assortiti: il protagonista, lo stesso Diego, quarantenne fotoreporter di guerra, in crisi esistenziale, che in seguito ai troppi orrori documentati nelle sue missioni, si è come anestetizzato, e non riesce più da mesi a scattare una fotografia, Cesare, suo coetaneo e fraterno amico dalla seconda ondata della contestazione degli anni settanta, totalmente afasico e impenetrabile in seguito ad un attentato terroristico del quale fu testimone, e il più giovane Winter, positivo e generoso, animato da una sollecitudine attenta per gli altri, che fa da guida e da faro agli altri due.

Il motore della vicenda è l’intercettazione da parte dei tre, in un blog della Rete, del proposito suicida di uno sconosciuto. (La Rete nella Rete: la Rete si racconta!).

Tutta la storia è concentrata in una notte, nella corsa drammatica che i tre, continuamente sviati, compiono, seguendo indizi frammentari, incontrando persone smarrite quanto loro, nel tentativo di trovare l’aspirante sucida e di dissuaderlo dal suo proposito.

I diversi gradi di convolgimento dei tre nel progetto sono la dinamica della storia: Diego sarebbe tiepido se non fosse per Winter, che vuole a tutti i costi salvare lo sconosciuto. Cesare sembrerebbe un peso morto come sempre, salvo poi rivelare, verso il finale, una imprevedibile adesione all’impegno del più giovane, la sua partecipazione attiva e profonda ai drammi degli altri…

Tre uomini è per me la storia delle storie. C’è l’essere on the road della mia generazione, c’è il ricordo dei traumi degli anni di piombo, ci sono i sentieri interrotti di Heidegger, il percorso iniziatico che è necessario attraversare per sostenere la prova della vita, c’è l’intuizione della solidarietà, del sacrificio per gli altri, cui non si è mai abbastanza pronti, c’è il sogno cinematografico (sarebbe davvero un film perfetto), c’è la mia Roma, ci sono i miei amici e i miei amori, ci sono i miei traumi. Cesare e Diego sono due facce della mia personalità: entrambi mutilati, testimoni di orrori che hanno  interiorizzato in un blocco espressivo (Diego) e in un rifiuto a comunicare (Cesare).

In Diego fotoreporter che non può più fotografare c’è anche il ricordo delle due critiche fondamentali che hanno inaugurato quasi sincronicamente, ma da fonti diverse, la mia vita professionale, centrando un mio blocco interiore. In Winter c’è il contatto con le più giovani generazioni, il senso della vita, l’impegno, la passione, la partecipazione al dolore degli altri, la disponibilità al sacrificio, la dedizione, l’energia, l’ottimismo che non viene mai meno…