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Vedere la voce

E’ una raccolta di poesie illustrate, originata dalla tavola rotonda “Voce primo Suono” organizzata dalla Professoressa Donatella Caramia (docente di Neurologia e di Psicologia della Musica) presso l’Auditorium dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma.

L’idea ancora da realizzare farne un piccolo recital o o una registrazione affidando la lettura delle 11 poesie ad altrettante grandi voci del teatro italiano.

La tentazione di illustrare la poesia è per me una storia antica. Risale all’infanzia, a una piccola mostra alla Fondazione Besso dove furono esposte alcune mie opere di questo genere (testi e disegni).

Negli anni, ho maturato una specie di vergogna a coltivare la poesia, e ho contratto perfino un ingeneroso sospetto nei confronti dei poeti, arrivando a considerarli pesi morti della società.

Alle soglie della vecchiaia mi sono riappropriata di questa sana pratica così vicina alla originarietà del pensiero (come sapeva bene Heidegger) e molto congeniale ai tempi della attuale comunicazione frantumata (sms, email, twitter, whattsapp) dove la sintesi e l’immediatezza dei messaggi assomiglia molto all’essenzialità del verso.

A tutto questo si aggiunge il ricordo di un antico progetto di mio padre: illustrare le mie poesie che, ancora negli anni dell’adolescenza, componevo e gli facevo leggere.

Ma non rimase che un progetto. L’unica che illustrò fu una del 1979 (ero già un’adulta) dedicata alla radio. E’ pubblicata in questo sito nella sezione “Figlia di mio padre”, con il titolo “Gianni un amico”.

1.

La voce è un fluido.
Ma non solo perché
la saliva
dà coraggio alle vocali, fortifica le consonanti, lubrifica le pause.
La voce è un fluido perché
nella bocca abita
la schiavitù della sete, come pure il gusto festoso del vino,
e il sollievo dell’acqua fresca quando arriva
una parola buona. Allora certe lacrime
si condensano in suoni, umiliandosi
l’attimo dopo,
in gorgoglii mesti
di fontane, mentre dispersi,
impercettibili colano
da chissà dove
i sussurri.

2.

La voce è uno schermo,
il ricordo degli altri,
visti passare sul fondo
della caverna
e mai dimenticati,
impronte di impronte
delle loro voci:
chi raccontava favole,
chi insegnava le declinazioni
chi raccomandava: “non fare tardi”..

La voce è quasi
quell’andare e tornare
dei morti.
La voce è
tutte le loro voci.

3.

La voce è una ruga,
una piega di materia
rappresa lì
sul bordo dello spirito.
La voce è un confine
tra cosa senza nome
e nome senza cosa,
sopracciglio inarcato
in un brutto sogno,
inghiottita in quella stessa lava
che sempre la riproduce:
voce
e non voce,
dire
per affiorare,
sbarazzarsi del buio,
almeno esserci.

4.

La voce è una pausa,
un divieto,
un’interruzione.
È quella dei senza voce,
di chi non ha diritto a dire
ad essere.
La bocca,
murata nella roccia,
conosce i minuziosi cammini
degli scarafaggi,
che infatti non hanno voce,
le impercettibili canzoni
delle formiche,
da interstizi di sabbie.
La voce, non voce,
si nasconde,
sprofonda dove l’Essere
cerca il riparo
dell’umiliazione.
Lì dove nessuno
riconosce nessuno.

5.

La voce è un mistero,
una contraddizione.
Passanti sconosciuti,
vanno i pensieri
che a malapena si sfiorano
riconoscendosi in suoni.
Affratellati così,
generano la sola nota struggente
possibile.
Figli che partoriscono
una universale madre
vibrante,
una raffica di spirito
portatrice del significato:
addio,
oppure perdono.

6.

La voce è un ponte.
A mezzo tra due lembi
del finito,
della materia,
sta inarcata sul nulla,
affacciata.
Di qua dalle cose già dette
mentre di là,
inarrivabili
le infinite altre …

7.

La voce, le cose umide
e meste della voce:
i materiali,
gli architravi,
i bisbigli.
I grovigli di corde,
le intenzioni raggomitolate ai denti,
aggrappate all’incertezza
di un bacio, cavernosa.
E poi le rose,
le mandorle,
i palati ricurvi
le profumate casse
di risonanza:
impronte di absidi
e di schiume…
E in quel guado
solenne
fra dentro e fuori
finalmente si rapprende,
incarnata,
una parola…

8.
La voce è un nodo,
a cui gemiti, fiochi sibili,
e lamenti
si legheranno insufficienti:
languore di germogli
smarrimento di vocali.
La voce inizia
prima dell’inizio,
affidata a quella musica
che inesorabile penetra
fin nel Fondo dell’ovattamento.
La legano luminosi filamenti,
code di aquilone.
La voce è un aquilone.
Lo saprai nell’affidarle tutti i colori,
tesi,
del cielo.

9.

La voce è una cicatrice.
Il dolore le assomiglia, ha bordi blu
e un centro,
che non è mai un centro,
piuttosto una periferia
sbilenca
astiosa degli anni passati,

di catarrosi mugugni,
e rancorosi silenzi,
crepitanti di foglie secche:
la voce è l’autunno
le corsie di ospedale,
gli echi dei corridoi,
ma quante storie.
La voce è una cicatrice
che svela lo strappo
fra i tempi e le arcate
crudeli del mondo
e gli incomprensibili varchi
di quello che può
semplicemente andare…

10.

La voce è sempre
un’altra voce.
Quella che non abbiamo ascoltato,
che abbiamo messo a tacere
che è affogata
nel sangue,
nel piombo,
fuso con le urla, gli spari,
il cielo livido di marzo,
la sirena.
L’hanno sbriciolata
insieme a un’ala di farfalla
contro l’asfalto,
e il nero si è conficcato
nella gola
per sempre.
La voce è sempre un’altra voce.
Si assomigliano a volte
vittime e carnefici quando nessuno
li ascolta.

11.

La voce è
il suo stesso rifugio.
In qualcosa
appartiene al cielo.
In qualcos’altro trema
insieme alla terra.
Crocifissa
con l’uomo, svela il suo fuoco
indelebile,
e la sua debolezza.
Portatrice di un grido,
come di Dio morente,
si incammina sempre
vicino alle anime…

VEDERE LA VOCE
11 poesie illustrate
Testo e disegni
Laura De Luca