Storia di una auspicata rinascita dall’isolamento e dalle inquietudini ingenerate dal Covid, – ma non solo!- è quella narrata nel film Una sconosciuta , regia di Fabrizio Guarducci, con Sebastiano Somma e Sandra Ceccarelli. Una favola cinematografica nata da una favola scritta, a firma dello stesso Guarducci. Uscito a fine 2021, il film rilancia una domanda inevitabile: come tornare alla vita dopo due anni di dolore, paura, sacrifici, perdite, quando anche i rapporti umani sembrano essersi sfilacciati e persi? Come tornare a rianimare città svuotate, desolate, rese decadenti dallo smarrimento dei loro stessi abitanti ? Esemplare, in questo, la cornice del film: il comune di Chianciano Terme che, come tutte le città termali, appare oggi malinconicamente un po’ dantan, oltre che drammaticamente sovradimensionato a fronte delle mutate abitudini della gente e delle restrizioni dettate dalla pandemia. In questo vuoto, sottolineato anche dal dolore dei protagonisti (Somma e la Ceccarelli) “orfani” di una figlia morta prematuramente, appare una figura angelica, simbolica, eterea e misteriosa: la fatina del risveglio, che ogni mattina si ferma al caffè centrale delle terme e semplicemente tace e sorride, catalizzando attorno a sé la curiosità , le attenzioni degli abitanti e dunque riaccendendo la vitalità di una comunità intera.
Spunto nelle intenzioni magico e improbabile, e proprio per questo forse così attrattivo (il film ha conquistato il premio al miglior produttore, Matteo Cichero, al miglior attore protagonista, Sebastiano Somma e al miglior regista, Fabrizio Guarducci, del Terra di Siena International film festival), l’opera nasce da uno spunto reale, come racconta lo stesso autore:
“In un centralissimo caffè di Firenze vidi una signora che non parlava, che si muoveva con gesti misurati, sorridente al suo tavolo. Eravamo usciti da poco dalla prima restrizione da Covid e quella figura elegante smuoveva la conversazione fra clienti del bar… insomma riavvicinava le persone”. Interviene Somma, chiamato a collaborare anche alla sceneggiatura di questo insolito film: “Non volevamo una pellicola che parlasse soltanto della pandemia, ma più in generale dei silenzi nei quali ormai sono cadute le nostre anime in questo momento storico. Ho letto il romanzo di Guarducci tutto d’un fiato e, miracolosamente, ci siamo ritrovati sul set di lì a venti giorni. La sceneggiatura non c’era, la costruivamo giorno per giorno, in questo senso è accaduto davvero qualcosa di straordinario: il film racconta quello che sperimentavamo noi nella realtà, il risveglio da silenzi e distanziamenti radicati dentro ognuno di noi anche da prima del Covid”.
Una scelta coraggiosa anche produttivamente, come conferma Matteo Cichero: “Sapevamo che sarebbe stato un film non facile, ma il comune di Chianciano ci ha ospitato con grande generosità, senza intoppi burocratici per i permessi, le location etc. Insomma era come se lavorassimo a casa nostra, e questa struttura snella ha reso la lavorazione molto modulabile, permettendoci di realizzare l’opera rapidamente. Se avessimo avuto più tempo il film sarebbe uscito molto più tardi, risultando datato”.
L’estemporaneità ha portato evidentemente qualche rischio: “un po’ di diascalismo”, ammette Somma. “Con una struttura narrativa più sostenuta questo limite lo avremmo forse evitato”, e tuttavia la figura della protagonista, la fanciulla silenziosa che legge al tavolino del bar un libro fatto di pagine bianche, attirando attorno a sé tutti i personaggi della storia, alla fine interroga comunque lo spettatore. Per Guarducci, entusiasta del risultato, anzi “innamorato” della sua opera, la ragazza muta è un invito alla speranza che ciascuno di noi deve assumere su di sé. Se parlasse, se si manifestasse in qualche modo, il mito della rinascita si sfalderebbe: il silenzio di lei interroga invece ciascuno di noi. Ed è un silenzio, come sottolinea Somma, che ci richiama per contrasto anche alle troppe inutili parole che ci circondano. Il paradossale suggerimento di Una sconosciuta è dunque che dai silenzi che ci dividono possiamo uscire contemplando un altro tipo di silenzio, quello che ci avvicina alla verità, denso di ascolto, accettazione e rispetto dell’altro.
Bravi tutti!
10 gennaio 2022