Una certa attitudine alla ricerca delle contaminazioni, coontagiata del resto dal nostro tempo di globalizzazioni, mi portò nel 2003 a osare un affiancamento piuttosto sfrontato: quello fra un brano classico del maestro Alberico Vitalini, Elevazioni, e il pezzo originale Rivista d’esilio degli Echoesthree.
Lo scopo del temerario mix, su cui i compositori furono peraltro tutti entusiasticamente d’accordo, era la realizzazione di una colonna sonora per una coreografia coprodotta da Marina Michetti, patron della rassegna Invito alla Danza, per la XIV edizione della manifestazione da lei curata. In quella occasione Marina si espose appunto anche come produttrice, insieme alla Compagnia Aton Dino Verga Danza.
La spinta le venne dall’attentato di Nasssirya, che catalizzò le nostre reazioni emotive verso un prodotto di sapore forse un po’ troppo qualunquisticamente pacifista. Il mio contributo alla parte ideativa dello spettacolo fu appunto nella particolarità della colonna sonra che non si esauriva al contagio fra il classicismo di Vitalini e il rock degli Echoesthree, ma che si animava grazie ad un articolato montaggio musicale di voci storiche inneggianti alla pace, tratte dall’Archivio Storico della Discoteca di Stato: da Martin Luther King al Mahatma Gandhi, da Giovanni Paolo II a John Kennedy, da Albert Einstein a De Gasperi a Gorbaciov. Appelli e brani di discorsi celebri furono trattati e lavorati come puro materiale musicale, oltre che come malta “nobile” fra le due composizioni. La sfida era legare le voci affinché diventassero musica, scandissero la musica, o meglio le musiche, soprattutto nei punti della loro impervia fusione. La difficoltà dell’affiancamento diventava messaggio: era questo il nostro messaggio, tanto più che l’idea alla base dello spettacolo era un universale richiamo alla tolleranza.
La coreografia fu rappresentata in due repliche , l’8 e il 9 luglio 2004 all’Accademia Tedesca di Villa Massimo. L’esperimento di montaggio fu edito in cd con libretto allegato contenente tra gli altri un contributo dello scrittore russo-croato Predrag Matvejevic.