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LA “SUA” RAI

Si intitola La mia Rai il nuovo libro di Vito Molinari, prolifico regista televisivo nonché, come viene forse un po’ troppo sbrigativamente ma efficacemente definito, “uno dei padri fondatori della televisione italiana”. Lo edita Gammarò, ha una introduzione del noto critico televisivo Aldo Grasso, e vanta un ricchissimo corredo iconografico di disegni, caricature, locandine, fotogrammi televisivi e foto storiche rigorosamente in bianco e nero. Dunque: di Vito Molinari, La ma Rai. Ma potemmo benissimo anche invertire l’ordine dei fattori e scrivere così: della Rai, Il mio Molinari. E’ la Rai infatti che ha creato Molinari, che ha in qualche modo “scritto” la sua storia professionale, ed è delle gesta e delle opere di Molinari che si parla in questo libro, più che della storia della Rai…  E’ proprio una perfetta e gustosa autobiografia che ci troviamo così tra le mani, ricca di documenti, aneddoti e soprattutto ricordi. La parola chiave evocata dall’epigrafe iniziale è infatti precisamente “ricordo”. In 92 anni di vita e oltre 50 di carriera Molinari non può che averne conservati e collezionati un’infinità, col giusto desiderio di condividerli. Del resto è inevitabile che, passata una certa età, prevalga in ciascuno di noi il bisogno di fare ordine nel passato e di conservarne il più possibile le tracce, le conferme tangibili che quel passato ci sia stato veramente, non sia trascorso soltanto come sogno, ma che possa anzi diventare storia. Ecco allora che dal baule magico di Molinari emerge un fiume di reperti a puntellare le sue memorie: foto della casa natia, foto di famiglia, foto con dedica, disegni e caricature, perfino la carta di identità e la medaglietta dell’asilo, il foglio di congedo militare e la prima lettera di convocazione in Rai del direttore Sergio Pugliese… E poi ancora foto e foto e foto, dei comici, degli attori, delle presentatrici, delle soubrettes, e quei nomi importanti di un tempo, Ricci, Benassi, Emma Gramatica, Macario, Govi, Tina De Mola, Tognazzi, Walter Chiari, Lauretta Masiero, Gorni Kramer, Cochi e Renato, Paolo Villaggio e premi e targhe e innumerevoli elenchi di programmi creati e diretti…

All’inizio del libro Molinari si domanda a chi potrebbe interessare un libro del genere (forse più un album personale e un divertito inventario di titoli e protagonsiti che un racconto critico). La domanda è retorica, e una parte della risposta lo è altrettanto: a moltissimi, ovviamente, non esclusi quei giovani che oggi ancora ambirebbero a lavorare in televisione. Ma in un’altra parte della risposta è contenuta un’altra domanda: perché c’è solo il passato nella storia della Rai di Vito Molinari? Risponde Molinari: perché il presente non esiste e il futuro non promette nulla di buono, in una televisione di stato lottizzata da anni dove vengono sistematicamente bandite le persone competenti e creative a vantaggio dei cialtroni di partito.

Ma allora, a fronte di questa desolazione, perché un regista così prolifico e geniale non ci regala parte della sua creatività, il segreto della sua professionalità, un abbozzo di ricetta di quello che davvero potrebbe essere o tornare ad essere la sua Rai? Negli anni cinquanta del novecento Molinari fu incaricato di inventare dal nulla la televisione, senza immaginare quanto avrebbe inciso sulla nostra quotidianità, quanto avrebbe modificato il nostro modo di vivere, di pensare… Oggi uno sforzo del genere sarebbe doppiamente necessario, siamo di fronte a un nulla di idee da dove sarebbe inevitabile ripartire da capo. E chi potrebbe tentarla un’impresa del genere se non chi quella televisione gloriosa l’ha appunto immaginata e costruita, prima che altri la riducessero nello stato attuale? Confesso che inizialmente il titolo La mia Rai mi ha fatto sperare che in quel libro fossero contenuti spunti e suggerimenti per una rinascita della nostra televisione. E invece ho ricevuto l’ennesima conferma che questa vive solo del proprio ieri, come provano già da tempo i tanti programmi che ripropongono materiale già visto.

Forse allora non resta che rassegnarsi al fatto che la televisione abbia ormai fatto il suo tempo. Forse per questo non interessa a nessuno che risorga dalle sue ceneri. Professionisti come Vito Molinari ne deterrebbero il segreto, ma forse hanno intuito prima di noi che è un oggetto del secolo scorso, da archiviarsi davvero solo tra i ricordi, da declinarsi ormai solo al passato. E allora nel prossimo libro, signor Molinari, provi a inventare dal nulla il nuovo gioco del futuro: con la stessa inventiva di settant’anni fa, con la sua dimestichezza con luci, immagini e inquadrature, ci faccia vedere il domani. Lei  ha la competenza, l’energia, la fantasia e anche la severità necessarie. Oltre “la sua Rai”, oltre Internet, ci accompagni magari nel metaverso o ancora più in là. Scortati dalla sua esperienza ci addomesticheremmo a un mondo che oggi ci disorienta, che scansiamo per paura, ma che presto invece potrebbe renderci migliori. Ci aiuti insomma a guardare avanti.

 

24 maggio 2022