Uscito nel novembre 2019 nella collana Fuori dal coro de Il Giornale, il libretto raccoglie le mie più lucide riflessioni sulla infinite mistificazioni che circolano attualmente sul tema della condizione femminile: anacronismi, esasperazioni mediatiche, ottusità e strumentalizzazioni varie su una serie di falsi problemi relativi alla presunta discriminazione di genere. Toni paradossali e provocatori per un manifesto in 58 articoli dedicato alla liberazione del maschio dalle pretese femminili di una impossibile quanto ormai più che scontata parità. Segue una intervista immaginaria con Adamo, il quale cerca di spiegare la realtà dal suo legittimo punto di vista. Per finire, un paio di mie confessioni personali, forse troppo personali, per riequilibrare la provocatorietà di tutto il resto: anche io, in un paio di occasioni, mi sono sentita, ahimé, offesa in quanto donna.
Dall’incipit:
Perché un manifesto per la liberazione dell’uomo e da che cosa o da chi.
Perché se fossi un uomo, io oggi avrei paura delle donne, inclusa me stessa.
Oppure ne sarei annoiato a morte.
Questo è dunque principalmente un manifesto per la liberazione dell’uomo dalla stupidità delle donne.
Sottolineo il plurale.
Ancora al singolare la stupidità femminile è arginabile, una donna sola può essere innocua, benché accidentalmente stupida e non certo per sua colpa.
Ma la stupidità femminile diventa irresistibile, feroce, ottusa e pericolosa quando le donne decidono di aggregarsi e presumono di poter pensare in gruppo, o meglio in branco per sconfiggere la discriminazione nei loro confronti.
Quando è invece provato che nessun branco pensa, di nessuna specie animale e di nessun sesso.
Un branco di donne stupide non le renderà mai singolarmente intelligenti, darà solo forza alle stupidità singole e a quella globale.
Questo è dunque un manifesto per la liberazione dell’uomo da branchi di donne stupide.
Stupide in quanto ostinatamente, anacronisticamente, stupidamente sessiste.