Lo spunto di questa atipica intervista impossibile con William Shakespeare viene dalla grande cultura shakespeariana di Pino Colizzi, che nel febbraio 2011 mi onora di un invito eccezionale: collaborare alla progettazione e alla regìa di un suo recital dedicato alle età dell’uomo così come sono narrate e descritte nelle opere del grande drammaturgo. Dopo mesi di ipotesi, discussioni e confronti, prende forma l’idea di una conversazione immaginaria in funzione di “cornice” per una selezione antologica di testi shakespeariani. preparata dallo stesso Colizzi.
Ecco allora in scena due soli personaggi seduti a conversare come in un qualsiasi talk show: una variante della intervista impossibile.
L’esordio è conformistico, nei modi della superficialità televisiva. Gradatamente, il tono della conversazione si inspessisce; la giornalista non nasconde più il suo inspiegabile, profondo imbarazzo davanti allo sfuggente interlocutore, che, a seconda delle domande e delle provocazioni, inizia a rispondere chiamando in causa i suoi innumerevoli personaggi, con i quali la giornalista si trova costretta, suo malgrado, ad interloquire.
La conversazione immaginaria diventa così gradatamente un’incastonatura per singole gemme di monologhi più o meno noti, occasione di rievocare la nutrita galleria di situazioni e personaggi, mantenendo però sempre la struttura di dialogo socratico, caratterizzato cioè dalla ricerca della verità (o di una possibile verità), su William Shakespeare.
Lasciando di volta in volta voce ai suoi personaggi, l’intervistato si conferma così alla giornalista sempre più sfuggente e sempre meno disposto a lasciarsi interrogare in quanto tale, guidando semmai egli stesso la conversazione su temi e ruoli a lui cari, fino al coup de théâtre finale: in scena non è, e non può essere, William Shakespeare, ma l’attore che lo interpreta, col suo personalissimo e incomunicabile dramma, che finisce, suo malgrado per presentarsi per quello che è: quasi una reincarnazione del poeta, capace di distribuirsi in tutti i possibili ruoli a prezzo di una sorta di rinuncia nei confronti della sua autenticità.
Colui che ha inventato infiniti caratteri è stato così a sua volta semplicemente re-inventato…
Si riconferma in tal modo l’infinito gioco di specchi del teatro, basato sul perpetuo rimando fra ciò che è e ciò che appare.
Il testo è stato rappresentanto in quattro distinte edizioni: a Roma, Teatro dell’Angelo, il 14 novembre 2011; a Roma, alla Centrale Montemartini, il 5 dicembre 2011; a Roma, al Teatro Vittoria, il 20 gennaio 2012; a Firenze, Villa Corsini, 11 luglio 2012.
Tutti i testi shakespeariani sono nella traduzione originale dello stesso Pino Colizzi (qui sotto nel cortile di Villa Corsini, l’11 luglio 2012)