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CON – TATTO!

 

Mi sono spesso ripetuta che se un giorno dovessero propormi di fare a meno di uno dei cinque sensi, o magari di quattro su cinque, a uno non rinuncerei in assoluto: il tatto. E’ un senso un po’ rejetto, vittima di tanti inconfessabili tabù, eppure è proprio il senso per eccellenza della comunicazione, il senso della prossimità, dell’amore, dell’amicizia, di quando ci si sente “a pelle”.

Nei momenti di angoscia, si cerca sempre qualcuno da toccare, o che ci tocchi. Nei momenti di angoscia la vista si annebbia, l’udito respinge qualsiasi parola di conforto, il gusto scompare, per non parlare dell’olfatto. In quei momenti c’è solo una strada per ritrovare la calma: il con-tatto fisico, e lo abbiamo provato tutti, almeno una volta nella vita. E’ il momento della stretta di mano, della carezza, dell’abbraccio.

Eppure soffriamo da sempre il tabù del tatto. E forse è un bene. Al contrario, gli altri quattro sensi stanno vivendo una fase di allegra anarchia. La vista è stata “liberata”, nel senso che non ha più limiti, vista la tanta pornografia (non solo a sfondo sessuale) che ci sommerge e che oramai non ci sconvolge più di tanto: vediamo di tutto, ogni giorno. L’udito è stato saturato di parole, informazioni urlate, fragori, grida, schianti, esplosioni, annunci, proclami: un costante rumore di sottofondo sempre più pervasivo. Il gusto e l’olfatto sono sottoposti a stimoli iperbolici, visto il diffondersi della cultura gastronomica e vitivinicola… Il tatto solo sembra resistere a proteggere il nostro residuo senso della misura e del pudore.

Solo il tatto ci avverte che è giusto mantenere le distanze e nello stesso tempo ci avvisa quando è il momento di infrangerle. Il tatto: il senso dell’intimità e della condivisione, il senso del rispetto.

Personalmente toccherei chiunque. Come quando da bambina afferravo ogni oggetto per smania di conoscenza, per stabilire i confini tra il mondo e me, per assaggiare ogni cosa. Ma questo ovviamente non è consentito, sarei guardata con diffidenza o, peggio, equivocata. Nello stesso tempo, detesto essere anche solo sfiorata quando non è necessario, quando non è il momento, quando sto bene nella mia isola. Solo il tatto ci ricorda che siamo unici, non confondibili con nessun altro, e proprio per questo abilitati all’incontro, alla prossimità. Il più fisico dei sensi (che passa attraverso il nostro organo più concreto, la pelle), ci ricorda una verità tanto astratta quanto dolorosa: siamo soli.

Per questo è così sacra quella stretta di mano, quella carezza. Per questo anche Gesù lasciò che, nel momento della tristezza, il suo più caro amico si appoggiasse sul suo petto. E resta da chiedersi:  in quel momento chi dei due aveva maggiormente bisogno di con-tatto?

 

20 febbraio 2023

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