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L’ANGELO DEGLI EMIGRANTI

Vista ieri l’anteprima di Cabrini, film diretto da Alejandro Monteverde dedicato a Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona degli emigranti , canonizzata nel 1946. La vita di questa donna si svolge a cavallo dei secoli XIX e XX, l’epopea delle grandi migrazioni dalla vecchia Europa all’America di Theodore Roosvelt, del Titanic, degli inizi del jazz, del ponte di Brooklyn. Lo sfondo è lo stesso del più celebre film di Sergio Leone C’era una volta in America, e anche personaggi di sfondo sono gli stessi: disperati in cerca di fortuna, lavoratori immigrati disprezzati come animali, e che spesso, spinti dalla disperazione, dopo aver varcato l’oceano finivano per varcare anche il confine della delinquenza. Francesca era una suora minuta ma determinata, che all’inizio sognava di fondare missioni in Cina sulle orme di Francesco Saverio, di cui perciò prese il nome. Invece papa Leone XIII, con intuizione profetica, le fece cambiare direzione: non l’est ma l’ovest. Era lì che c’era bisogno di missioni. E così anche Francesca, con un gruppetto sparuto di consorelle, varcò l’oceano a bordo di uno di quei piroscafi che traboccavano per l’appunto di gente in cerca di fortuna, di cui divenne l’angelo protettore.

Il film però non è la solita storiella agiografica: su un ben dipinto sfondo storico racconta la determinazione, il coraggio, l’energia di una donna ritenuta di debole costituzione, che assomiglia più a una nostra contemporanea che a una religiosa nata più di centocinquanta anni fa.  Operaia, imprenditrice, umile infermiera,  fronteggiò politici, ecclesiastici, avversari e resistenze di ogni genere finendo  per fondare orfanatrofi, scuole, ospedali, istituzioni, che sono presenti oggi in ben tre continenti. La foto storica ci mostra una fanciulla pallida dal sorriso dolce ed incerto. L’attrice italiana che la interpreta appare in confronto fin troppo in carne ed in salute, e rende forse meno drammatico il contrasto che immaginiamo fra la fragilità fisica del personaggio reale e la sua ardente, inesauribile determinazione. Ciononostante il film commuove e accende le coscienze, portando l’attenzione su un dramma che non potrebbe apparire più attuale, a leggere le cronache di oggi, quando l’ondata migratoria non è più da est verso ovest ma da sud verso nord. Ma la sostanza non cambia: la miseria umana si muove verso tutti e quattro i punti cardinali.

L’odierno naufragio di emigranti nel Mediterraneo ci fa sognare  una Francesca Cabrini del XXI secolo: oggi come allora sembra essere necessaria la santità (con tutto quello che questa comporta e richiede) per restituire dignità a persone che non hanno niente, solo la speranza di poter migliorare le proprie condizioni di vita e che invece finiscono tragicamente per perderla.

La domanda che emerge alla fine del film dedicato alla patrona degli emigranti è tuttavia che cosa ciascuno di noi, pur non essendo santo, potrebbe fare della propria esistenza per darle un senso. Cercare di dare senso alla vita degli altri, per esempio, ovvero lottare perché nessuno debba più essere considerato un numero o un corpo perso in mare o da seppellire in una fossa senza nome.

 

26 febbraio 2023

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