Per ascoltare invece di leggere:
Leggete mai recensioni librarie? Per farvi venire voglia di leggere un romanzo, per farvi convincere del valore di un saggio, per decidere che non si può resistere ad acquistare l’ultima “silloge” (orrenda parola) del più sconosciuto e velletario fra i poeti?
In questo paese già si leggono pochi libri, figuriamoci se c’è gente che perde tempo a leggere anche recensioni di libri. In genere ci si fida di un titolo o delle sintetiche schede che si trovano sul web o su qualche giornale superstite. Ed è un’ottima scelta, pratica e sicura.
C’è invece gente che fa questo mestiere. Recensice. Si fregia del titolo. Sintetizza e commenta quanto ha letto. O quanto non ha letto. E ci mette su siti specifici, servizi specifici che poi gira agli uffici stampa delle case editrici.
E’, in un certo qual modo, un giro di interessi pubblicitari e di piccoli affari. Persone vivono di questo, che potrebbe essere un dignitoso mestiere.
In questo mondo di fake, capita però che ALCUNI di questi recensori, si avventurino a recensire quello che non hanno letto. Ci vuole un’abilità. Immaginare come la storia poteva essere o magari come l’avrebbero scritta loro, al posto dell’autore.
Si capisce che sono educatamente incazzata nei confronti di un sedicente recensore che scrive di un mio libro evidentemente senza averlo letto o leggendolo mentre faceva la spesa al supermercato?
Questo conferma l’amara sensazione che molti hanno dei critici (cinematografici, d’arte, letterari, etc): sono registi, artisti, scrittori frustrati. Che non riuscendo a creare “in proprio”, si dedicano a quanto creano gli altri. Chissà quanto consapevolmente o meno, distruggendo, male intendendo, equivocando il lavoro di altri.
Ma è quello che ci meritiamo. Nel paese degli scrittori e dei poeti, è giusto dare spazio anche a chi, sotto sotto, ci suggerisce che scrittori, poeti e anche editori sono inutili. Si potrebbe essere d’accordo, aggiungendo a ciò il sollievo che sono inutili -quando non dannosi – anche i recensori.
28 aprile 2025
PS. Sapevo che non era un libro facile… Grata a Roberto Russo di Graphe.it che lo ha letto, lo ha pubblicato e che mi ha posto le domande giuste
Idalberto Fei
Ben detto