La diversità non esiste. Questo incontrovertibile assioma è stato ribadito su RaiUno durante una trasmissione stupidaio affollata di ospiti portatori di nulla stimolati da una conduttrice urlante. Il tono di lei era di chi disponesse di una verità rivelata e si sentisse investita dalla responsabilità di diffonderla al volgo.
La diversità non esiste. Verbo della contemporaneità, mantra degli allocchi, dogma del non-pensiero unico, la diversità non esiste dilaga tra noi e plasma inesorabilmente le menti dei distratti, degli ingenui, degli agnostici, dei frustrati.
Vigilate gente, vigilate. Andatelo a dire a israeliani e palestinesi che la diversità non esiste. Cercate di convincerli che al di qua o al di là della striscia di Gaza è precisamente lo stesso, che adorare Javhe o Allah non cambia le cose, che siamo tutti perfettamente uguali.
Non conosco frase più razzista di questa: la diversità non esiste. Non conosco affermazione più miope, ottusa e pericolosa, che ribadisce con illusoria fierezza esattamente ciò che presume di negare. Negare la diversità significa non volerla vedere, ovvero condannare il povero “diverso” a entrare nel calderone dell’identico, finire omologato a tutti gli altri, assimilato a un’unica modalità di visione del mondo, di vita o di pensiero. Se con la diversità non esiste si vorrebbe calmierare il razzismo che tutti abbiamo sotto pelle e di cui non possiamo sbarazzarci, esattamente come non possiamo sbarazzarci della nostra puzza di sudore, ricordiamoci che un deodorante può essere efficace per qualche ora, e che comunque non ci impedirà di continuare a sudare, né di far fuoriuscire il nostro essudato di razzismo naturale.
La diversità non esiste tradisce il nostro bisogno di lavarci la coscienza, eliminando però non la nostra diffidenza naturale verso ciò che non ci assomiglia, quanto piuttosto negando il fatto che non ci assomiglia e che ha tutto il diritto di non assomigliarci.
Possibile che nessuno se ne accorga?
Ovvio che in un mondo di uguali saremmo tutti bravi a non emarginare nessuno, ad abbracciare tutti. Il difficile arriva quando ci accorgiamo (quando siamo in grado di accorgerci) che non siamo per niente tutti uguali. Che uno ci sta antipatico, che quell’altro ha il naso storto, che quell’altro ancora ha idee politiche insopportabili, che il vicino di casa è maleducato etc etc etc
La diversità esiste, eccome. Ed è scomoda e urticante. Ed esiste, purtroppo per noi, anche la nostra insofferenza. Come è giusto che sia. Eliminiamo questa, se ne siamo davvero capaci, prima di far finta che le “difformità” degli altri non esistano.
E se affermare che la diversità non esiste fosse un modo per addomesticare la nostra insofferenza, ricordiamoci che alla fine qualcuno potrebbe crederci davvero, pretendendo di ignorare il bene e il male che dalle differenze derivano. E di scansare la fatica che comporta accettarle.
16 ottobre 2023