Per ascoltare invece di leggere
Ce li avevano impediti, per mesi.
A me era venuto una specie di sollievo, per quell’imbarazzo pudico che ho sempre di manifestare il mio affetto con segni fisici. Ero quasi contenta di dovermi affidare solo a sguardi e parole, avendo abolito di necessità anche le strette di mani.
Come eredità di quel periodo sterilizzato, mi rendo conto che oggi la gente si lancia meno in abbracci formali, che erano più di facciata che di sostanza. Abbiamo imparato a dosarli, menomale. Permangono inflazionati nelle parole: “un abbraccio” è il modo un po’ radical con cui molti siglano messaggi o telefonate. Anche così non dispensiamone troppi, andiamoci piano. A Natale si sprecheranno. Sotto l’albero, rivedendo i parenti. E’ vero che per mesi li abbiamo rimpianti, ma forse proprio per poterli meglio selezionare.
Non voglio fare il censore degli abbracci, solo ricordare quanto illuminati pontefici ci hanno ricordato per esempio circa la sacralità del corpo umano… Se il corpo è sacro di per sé, qualsiasi corpo, incluso quello del più ferale assassino, che cosa può insegnarci l’avvicinamento, anche casto, fra due corpi? Che non siamo soli, o non dovremmo. L’abbraccio suggerisce una possibilità, testimonia una confidenza, un’intimità anche solo momentanea eppure definitiva e radicale: in quel momento di due possiamo fare uno. Abbracciarsi non è dunque un gesto tanto insignificante, ci riporta all’antico mito di Platone secondo cui l’essere vivente non è altro che la metà di due individui divisi al principio da Zeus che li separò per lasciarli perennemente in cerca l’uno dell’altro. Ogni abbraccio dice perciò la nostalgia di questa unità, o, senza ricorrere al mito, ci riporta alla fusione originaria nel ventre materno da cui siamo stati estromessi all’inizio della vita.
Se la vita ci condanna alla separazione, al dramma dell’individualità, qualcos’altro sembra spingerci in direzione contraria. Come se ogni abbraccio ci riportasse indietro. Come se ogni abbraccio ci suggerisse che la paura della morte è un’illusione. Che fummo concepiti per la fusione, non per la solitudine. Abbracciamoci di meno, ma abbracciamoci di più.
Gabriella
Bellissime osservazioni,che condivido in ogni frase , parola, concetto ,fluidità e dolcezza del messaggio … immagini top…
il tuo vocale mi riporta, chiaramente, a “Fotografie” ☺️ un caro saluto ad…abbracciarci a… presto