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AH GIA’ , LE MASCHERE

 

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.” – scrive Pirandello in Uno, nessuno e centomila. Storia vecchia: nella realtà davvero è Carnevale tutti i giorni, e siamo ovunque circondati da individui mascherati, anche se ci mettiamo d’impegno a fare finta di niente. Per il semplice fatto che tutti, tutti i santi giorni, noi compresi, portiamo addosso la nostra maschera. Forse la bellezza del Carnevale sta esclusivamente in questo: solo in quel giorno, travestendoci, diciamo la verità, ammettiamo cioè che siamo “finti”, e per una volta almeno facciamo pace con questo ancestrale gioco. Nel resto dell’anno, anche apparentemente senza orpelli,  continuiamo a mascherarci pretendendo invece di apparire al naturale, riuscendo spesso ad ingannare il prossimo.

Ogni giorno, ognuno si maschera da quel se stesso che è. Ci viene naturale, anzi sembra sia inevitabile, nella società dell’apparire. Ne abbiamo bisogno per portare in giro un’identità credibile, forse per sapere fino in fondo chi veramente siamo: c’è chi per questo si fa bastare un abito (che da sempre “fa il monaco”), chi si cala in un ruolo sociale, chi in una missione, chi semplifica ricorrendo appunto a un maschera. Ce ne sono milioni, miliardi, in giro per il mondo. La maschera del buon padre di famiglia, del genio incompreso, del presidente pacifista, della vittima designata, del torturatore pentito, del musicista avveniristico, del pazzo visionario, del nacisista progressivo… E dov’è il potere della maschera? Nella sua invisibilità.  Come per il diavolo, la cui peggiore diavoleria consiste nel farti credere che non esiste. La maschera perfetta? Quella che si confonde con un volto. Quella che convince perfino chi la indossa di essersi dissolta, quella che si fa dimenticare.

E allora, il gioco (tragico!) non è più tanto nel trovare un personaggio da cui travestirsi una volta all’anno, quanto nell’ individuare il travestimento più giusto per riuscire ad assomigliare a noi stessi tutti gli altri giorni.

Davvero un gioco perverso cui sarebbe divertente ribattere con il gioco dell’innocenza: il contro-Carnevale non dovrebbe più consistere nel travestirsi, ma nel mettere e nel mettersi a nudo. Forse è più semplicem e certamente meno faticoso, di quello che pensiamo.

 

21 febbraio 2023

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