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AI MIEI AMICI EBREI

Ne ho diversi, e ho anche parecchi “miti” di riferimento di nascita ebraica (scienziati, musicisti, filosofi, scrittori, attori). Tanti da potermi permettere di rivolgere loro idealmente due consigli affettuosi, anzi “fraterni” come avrebbe detto papa Giovanni Paolo II, che i suoi amici ebrei li chiamava appunto “fratelli maggiori”. Ma, formulando questi consigli, ho in mente un amico ebreo in particolare, morto il giorno del mio compleanno di nove anni fa, un intellettuale finissimo, di immensa cultura e sensibilità e soprattutto un uomo dolce e accogliente, che certamente avrebbe maturato dentro di sé le mie parole, facendone spunto di riflessione attenta, magari ritenendole una follia, nel qual caso me ne avrebbe pacatamente spiegate le ragioni.

Primo consiglio. Cari amici ebrei, quando celebrate annualmente la Giornata della Memoria, guardatevi dai – passatemi il termine –“marchettari”: coloro che prostituiscono le loro capacità, idee, mestieri, energie a servizio di una causa, la vostra, che non sempre li appassiona come dichiarano  apertamente, e il solo fine è di  catturare consensi o denaro. Guardatevi, perfavore, da chi finisce per farvi cattiva pubblicità, rivestendo di trita e ormai controproducente retorica il dramma dell’olocausto. In giro, in tutti i campi, ci sono persone serie ma ci sono anche tanti profittatori: nel giornalismo, nel teatro, nell’arte. Personalità mediocri, lontanissime da qualsiasi senso civico o consapevolezza storica, che arraffano la vostra tragedia epocale unicamente per piegarla ai loro affarucci personali, non perché realmente la condividano. Immagino che il meccanismo vi sia palese, e che tuttavia preferiate ignorarlo nella presunzione che tutto faccia brodo pur di “non dimenticare”: io credo invece che ci sia modo e modo per non dimenticare, e che, affidando a personaggi di dubbia estrazione morale e intellettuale il vostro “memento”, questo finisca per impallidire e confondersi con tutt’ altro.

Secondo consiglio. Quando  i sopravissuti alla Shoa (da Liliana Segre a Sami Modiano) non saranno purtroppo più tra noi, e non potranno più materialmente compiere i loro benemeriti pellegrinaggi nelle scuole, nei parlamenti, nelle piazze del mondo per sensibilizzare i giovani e i giovanissimi a quel dramma che non deve essere dimenticato, estendete – vi prego- la “vostra” Giornata della Memoria ai tanti altri drammi da non dimenticare, simili al vostro, che non hanno voci potenti come la vostra per poter essere ricordati: Ruanda, Armenia, Bosnia, Maori, Indiani d’America, Cecenia, Haiti, Taiping, Dersim, Istriani…. E la lista è ancora lunga. Certo, numericamente, nessuna di queste comunità etniche ha subito tante vittime quante il vostro popolo, ma peseremo il valore della vita umana solo in base a calcoli numerici?

Quand’ero piccola, girava per casa un libro del nostro vicino Gustaw Herling-Grudzińsk, che lo aveva dedicato a mio padre: giornalista e scrittore polacco, narrava in quel libro gli orrori dei gulag, dove era stato fatto prigioniero dal regime stalinista. In copertina c’era la foto di un campo di prigionia, col filo spinato e una torretta di guardia. Io sentivo tanti racconti sulla Shoa -nulla di nulla invece sulle prigioni sovietiche-  e a lungo ho creduto che quella fosse la foto di un lager. Evidentemente mi sbagliavo. Gli orrori sono tutti uguali, contro chiunque e da chiunque siano compiuti.

A quale olocausto si riferisce la foto in alto, in questa pagina? Ci sono elementi per capire la nazionalità di quella colonna di deportati?

Cari amici ebrei, se la “vostra” Giornata della Memoria potrà allargarsi  un giorno fino ad accogliere democraticamente e civilmente la memoria dei troppi crimini contro l’umanità  compiuti su tutto il pianeta, voi confermerete al mondo che i più umani rimanete ancora voi, nonostante tutto il male subìto. Attendiamo da voi questa lezione e questo dono Grazie di cuore.

 

24 gennaio 2023

One thought on “AI MIEI AMICI EBREI

  1. Gabriella Peragine

    Ciao Laura,
    sono d’accordo con le tue riflessioni aggiungendo un altro genocidio quasi unico, dell’efferato e criminale Pol Pot che fece sterminare più di metà del SUO POPOLO i Cambogiani…c’è un libro di Terzani letto anni fa, di cui non ricordo il nome, che tratta del suo viaggio e delle testimonianze e fosse comuni che aveva incontrato in qualunque zona della Cambogia, dei soldati bambini che uccidevano anche i propri genitori, e soprattutto dei medici bambini che facevano esperimenti atroci.., senza aver studiato medicina… penso un unicum.. un dittatore contro il suo stesso popolo… che ha vissuto tanti anni dopo il genocidio senza essere punito… e l’America, anche qua ha le sue importanti colpe…
    devo trovare quel libro
    Buona giornata

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