Si sa, in Italia la burocrazia complica ogni cosa, anche bere un caffè al bar (non puoi gustartelo insieme a un amico e uscire; devi ricordarti comunque di farti dare lo scontrino).
Ma non sono solo la complessità e l’ottusità della burocrazia a bloccare l’impegnativo sogno delle energie rinnovabili, in particolare lo sviluppo degli impianti eolici.
Parenti dei comitati NO TAV, ecco i comitati Nimby (Not In My Backyard, “non nel mio giardino”) che si oppongono fieramente alle installazioni di impianti in aree paesaggistiche e rurali, tenendo in scacco anche progetti green molto importanti sia su terra che in mare.
E’ una resistenza molto trasversale, che va da Rimini al Mugello, dall’Umbria alla Basilicata, dall’isola di Carloforte alle Egadi, dal Salento alla Calabria, con una variegata tipologia di oppositori: ornitologi, pescatori, contadini, titolari di club nautici, paesaggisti, ecologisti in genere. E poi sindaci, residenti, amministratori comunali e regionali…
A tutti costoro vorrei chiedere: ma perché?
Capisco che l’alta velocità rappresenti una violenza per il territorio. Capisco che le navi da crociera nel Canal Grande siano uno scandalo. E condivido. Capisco e condivido anche che i pullman turistici debbano parcheggiare lontano dai centri storici delle nostre città. Il progresso e il business non possono giustificare tutto.
Ma le alte torri del vento, con le grandi pale eoliche, che male fanno?
Oltre al fatto che produrrebbero un notevole risparmio di megawatt per il consumo di tutti, oltre al fatto che non inquinano come invece altre fonti energetiche, che non producono scarti di alcun tipo, e tanto meno rumore, quale sarebbe la loro colpa?
Disturbano gli uccelli? Alterano il paesaggio?
Fin dal Medioevo esistono i mulini a vento, forse non così numerosi come le torri di un campo eolico, ma non credo che la popolazione dei pennuti ne sia stata mai, nei secoli, minimamente disturbata.
Dall’antichità in poi il paesaggio di questo pianeta ha subito innumerevoli trasformazioni: vuoi per le diverse fasi della storia umana (migrazioni, guerre, ascesa e decadenza di civiltà), vuoi per variazioni climatiche, vuoi per trasformazioni politiche, vuoi per esigenze commerciali… Nulla rimane immutabile sulla terra. Per sole cause naturali si sgretolano anche le montagne, decadono interi boschi, si altera il corso dei fiumi … E spesso il cambiamento, che inizia drammaticamente, genera poi situazioni nuove, che si stabilizzano per lungo tempo generando profitto, stabilità, perfino bellezza.
Non citerò politici o teorici delle energie rinnovabili. Mi basta quel genio di Jovanotti:
“Se non avessi voluto cambiare, oggi sarei allo stato minerale”.
Per evolvere, è necessario considerare il cambiamento come portatore di sviluppo nonché di civiltà.
Voler progredire senza accettare di perdere qualcosa o di pagare un prezzo è una pretesa puerile… Bisogna scegliere tra botte piena e moglie ubriaca. Neppure lo sviluppo green sfugge a questa regola: qualche sacrificio è necessario.
Sarò di parte, ma quando mi capita di passare davanti a uno dei (pochi!) parchi eolici del nostro paese, resto sempre ammirata dall’immagine di questi giganti silenziosi, svettanti sopra la terra e il mare. Li trovo belli, e trovo il ruotare delle loro pale uno spettacolo incantevole e magnetico, che mi ricorda le banderuole colorate di quando ero bambina… ?Perché passeri e falchi, upupe e allodole, non dovrebbero essi stessi assecondare un’evoluzione della loro specie, che li veda convivere in tranquillità con questi “alberi artificiali” innocui e generosi di energia pulita? In alternativa, perché dovrebbero essere danneggiati dal dover nidificare altrove?
Dov’è la contraddizione? Dov’è lo scandalo? Le pale eoliche sono solo mulini a vento più evoluti e più numerosi. Mulini a vento tecnologici.
I loro detrattori ripensino a don Chisciotte, che li combatteva vedendo in loro spaventosi mostri. E si ricordino che era questa la sua follia: immaginare un pericolo inesistente.
19 settembre 2023