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“Che vivi a fare se non vai sott’acqua?” Mi chiese una volta uno che mi educava alla bellezza. Per farmi presente che la bellezza non è mai immediatamente visibile. Il più delle volte anzi è nascosta, richiede un lungo percorso di apprendistato per arrivare a riconoscerla e a stanarla, soprattutto richiede la capacità di andare a fondo, in luoghi spesso impervi, difficilmente raggiungibili. Esattamente come il fondo del mare: non tutti sono in grado di scendere a certe profondità, ma una volta sotto, si scopre un mondo meraviglioso, popolato di creature affascinanti
“Sott’acqua” si può andare in tanti modi. Maupal, al secolo Mauro Pallotta, noto street artist italiano, ha scelto di andare “sott’acqua” diventando artist-coach dei detenuti. Dal 2011 organizza laboratori nelle carceri italiane (è stato a Massa Marittima, Catanzaro, Padova Due Palazzi, Milano Opera, Nisida…) lavorando con detenuti giovani e meno giovani, condannati per reati e crimini più e meno gravi. Insieme, maestro e allievi realizzano murales che testimoniano spesso le esigenze, le speranze, le visioni di chi è costretto dietro le sbarre.
Un progetto difficile, impegnativo, che ha comportato in alcuni casi per Maupal una vera e propria auto-detenzione (ovvero l’accettazione di vivere in carcere per tutto il periodo di realizzazione dell’opera in programma). Anche se la detenzione più grave e più dura da scontare pare sia stata la diffidenza iniziale da parte dei suoi stessi allievi. Diffidenza che alla fine si è tramutata in entusiasmo e gratitudine.
E così le grigie mura delle carceri di Nisida, di Milano Opera o di Catanzaro si sono riempite di colore, di forme, grazie all’impegno collettivo degli apprendisti. Bellezza nata in luoghi per definizione nascosti alla vista dei più, autentiche periferie esistenziali, profondità inesplorate.
Un muro dipinto è un po’ meno muro, e al di là del colpo d’occhio che aiuta a immaginare una spiaggia o un bosco grazie al soggetto dipinto sulla parete, un muro dipinto rimane a testimoniare la libertà più importante di tutte, che nessuno toglierà mai a nessuno: quella dell’immaginazione e del libero pensiero. E se Maupal è andato “sott’acqua” a scoprire e illuminare il mondo sommerso della reclusione, i suoi allievi, a loro volta, hanno potuto sperimentare l’immersione nella propria emotività, spesso repressa, riscoprendola grazie alla rappresentazione pittorica.
Anche i murales realizzati da Maupal in giro per le città – così come dai suoi colleghi più o meno noti –sono un gesto di liberazione e insieme un oltrepassamento di confini. I muri si assottigliano, le città si allargano, le idee circolano. Quasi sempre i murales sono opere di denuncia, grida di protesta, prospettive alternative sulla realtà, rappresentazione di sogni irrealizzabili.
“Che vivi a fare se non vai sott’acqua?”. E si può scendere “in fondo”, avvicinarsi all’essenza, anche sfondando idealmente l’anonimato di un muro. Così come ci sono tanti modi di abbatterlo. Il gesto artistico unito al gesto solidale, che caratterizza l’impegno di Maupal degli ultimi anni, fa scuola e abbatte – colorandoli- non soltanto muri. In fondo, siamo tutti un po’ reclusi.
19 ottobre 2024
In foto: carcere di Nisida
Emilio Casale
Bravo Maupal, sensibilità e talento artistico