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CARO SIGNOR ZELENSKI

Caro signor Zelenski,

sto per dirle qualcosa che credo nessuno le abbia mai detto, almeno non pubblicamente. Ma considerando che tutte le parole pubbliche di condivisione, partecipazione e solidarietà finora a lei rivolte da più parti e a diverso titolo non hanno sortito alcun effetto positivo per il suo popolo, concludo che siano state parole, benché bellissime, perfettamente inutili. Almeno per voi ucraini assediati. In compenso sono state – continuano ad essere –  parole utilissime per chi continua a pronunciarle, e ha potuto così farsi bello del coinvolgimento nella vostra causa, mostrarsi fedele all’utopia della pacifica convivenza tra i popoli, campione della difesa dei diritti umani calpestati etc etc etc. Dunque le suggerisco di prendere quelle parole con beneficio di inventario: chi le pronuncia sta usando la vostra tragedia per riempirsi la bocca e incantare i proprii pubblici con il mantra della pace, spesso senza sapere bene di che cosa sta parlando. Stesso dicasi per  varie categorie di artisti, dai più qualificati e conosciuti fino ai dilettanti (cantanti, performer, pittori, sedicenti poeti…) che dai palcoscenici più diversi si sentono in diritto-dovere di spendere una parola sull’Ucraina e sulle sue vittime, di sbandierare drappi azzurro/gialli, di dedicare i loro presunti versi o le loro esibizioni alla vostra gente perseguitata solo per strappare applausi e invocare un riflettore su se stessi. Non creda a questi teatrini, la prego. Non aggiungono nulla alla soluzione del vostro dramma. Semplicemente lo usano, nella migliore delle ipotesi per alleggerire coscienze, nella peggiore per approfittare dei vostri morti e farne sponsor, alibi di una fragilissima e pretestuosa sensibilità umanitaria.

Caro signor Zelenski,

lei ha più volte ripetuto di non credere a Putin, alle sue promesse e ai suoi proclami. E’ giusto non credere ai leader politici, almeno non sempre, specie se tanto spregiudicati da invadere e bombardare un pacifico paese confinante in nome di chissà quale nostalgico progetto neo-imperialista. Ma allora non creda neppure a tutti noi, al cosiddetto occidente e ai nostri leader, ai nostri interpreti, ai nostri commentatori. La prego, coltivi il sospetto, se ancora non lo ha fatto, che tutti noi ci stiamo occupando costantemente del vostro dramma semplicemente per convenienza, perché tutto quanto accade, accade pericolosamente vicino a noi, molto più vicino delle bombe che martirizzavano gli afghani, i libici, i siriani o gli stessi ceceni o gli stessi georgiani. In tutti quei casi il nostro orrore e la nostra partecipazione furono generici, di facciata. Stavolta la nostra partecipazione appare più sincera solo perché animata dalla paura. E dunque sospetti anche di tutti noi quando diciamo di essere dalla sua parte. Lo saremo fin quando ci converrà. Sospetti a maggior ragione anche del suo maggior sostenitore. Anche il presidente Biden vi sta usando, mascherando la sua nostalgia di guerra fredda dentro la solita scusa della crociata in difesa della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli. Non cada in questa trappola, perfavore. E per finire, sospetti anche di se stesso, e si domandi se davvero agli occhi dell’aggressore le vostre alleanze con noialtri “occidentali” siano apparse davvero tanto neutre e tanto inoffensive.

Non ho la competenza per avventurarmi in valutazioni geopolitiche, ma le riporto le voci che cominciano a circolare qui da noi. Ferma restando la ferocia dell’aggressione da voi subita, la pena per i profughi e per i morti, si incomincia a sospettare che in un futuro non troppo lontano, col distacco che la storia impone, le responsabilità di quanto sta avvenendo, saranno ripartite fra più “attori” e allora si dirà che il mostro forse non era soltanto uno. Non sto dando del mostro a lei, ma certamente incomincia ad apparire “mostruosa” l’ostinazione a resistere a una pur mostruosa aggressione. Con ciò non la sto neppure banalmente invitando alla resa. Valuterà lei, come capo del suo popolo, valuteranno i suoi eroici combattenti, i suoi partigiani, i suoi consiglieri, i suoi politici, le sue famiglie, la sua gente tutta se e quando sarà il momento – se mai arriverà – di alzare bandiera bianca. Qui da noi uno studioso che ha prospettato l’ ipotesi di una resa all’aggressione russa sulla base di considerazioni molto pragmatiche e quasi machiavelliche è stato censurato dalla nostra televisione di stato. Dunque combatterete fin quando potrete e vorrete, ne avete il diritto. Perché mostruose e disumane restano le immagini della distruzione e dei morti nelle vostre strade. Però sappia che mostruosa incomincia ad apparire –visto il prezzo da pagare – anche la fedeltà a oltranza al concetto di nazione. Ogni nazione è sacra, lo sappiamo bene tutti, visto che tutti contiamo nelle nostre storie tante vite sacrificate alla nascita dei nosti paesi, alla conquista delle libertà. E voi lo sapete forse meglio di tanti altri, perché la storia della vostra nazione è antica e insieme nuova, con una autonomia riconquistata di recente. Tuttavia… Ricorda le parole di Imagine di John Lennon, ripetutamente salmoidiata in questi giorni proprio per invocare la pace nella vostra terra?

Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion, too

L’utopia della pace universale si basa sull’assenza di nazioni e di religioni. Cioè sulla fine degli stati, degli statalismi e delle ideologie come li abbiamo concepiti fino a ieri. Ma nessuno sembra essersene accorto. Vogliamo allora essere davvero rivoluzionari e davvero pacifisti, o continueremo a ripetere a pappagallo la retorica di certi inni, senza avere il coraggio di capire fino in fondo quello che stiamo davvero immaginando coi nostri coretti arcobaleno? Lo domando ora ai miei connazionali, agli altri cittadini europei, agli alleati Nato, non solo a voi ucraini, non solo ai russi che criticano Putin. Stiamo davvero immaginando un mondo senza nazioni oppure solo senza quelle nazioni che ci stanno antipatiche? Dovranno davvero scomparire tutte le nazioni inclusa la nostra, o la nostra dovrà fieramente rimanere? Stiamo davvero sognando un mondo senza religioni, incluse la religione laica del nazionalismo a oltranza, o solo un mondo senza le religioni delle chiese, dei preti e dei papi? Qui in Italia i cosiddetti sovranisti sono stati perseguitati come retrogradi ottusi; da decenni  la parola “patria” è stata quasi cancellata dai nostri vocabolari, memoria di un nazionalismo pericoloso e stantio. Perché noi siamo aperti e cosmopoliti. O diciamo di esserlo. Ma allora, se davvero lo siamo, se davvero vogliamo immaginare che da domani non ci sia più niente per cui uccidere o morire, lasciamo pure che il pazzo di turno ci metta i carri armati dentro casa, la storia lo giudicherà. Se il mondo di domani ha da essere veramente indiviso, cioè la casa di tutti, lasciamo che il folle aggredisca e distrugga una terra che a torto presume sua, gli toccherà prima o poi ricostruirla, se davvero se ne sente l’unico padrone.

E allora pensi che superba lezione potrebbe venire da lei e dal suo popolo aggredito, signor Zelenski: non sacrificare più vite per salvare un concetto vecchio di nazione, ma sacrificare un vecchio concetto si nazione per realizzare il sogno di un mondo veramente indiviso.

Se il mondo ha da essere davvero uno, che senso ha morire per difendere dei miseri confini? Chi è ucraino non smetterà di esserlo al di qua o al di là di una frontiera, chi è aggredito in casa propria non diventerà più libero morendo per resistere all’invasore, né lo convincerà di avere meno diritti quando lo avrà cacciato fuori a calci. In quel caso avrà solo dato prova che le nazioni e le religioni sono dure a morire, tutto al contrario di quanto sembrano sostenere i versi di Imagine di John Lennon o i teorici di un facile pacifismo. E avrà anche confermato che nella dinamica causa-effetto non vince chi raggiunge il risultato finale ad ogni costo, ma piuttosto chi spezza la catena, chi ha la forza di capovolgere la prospettiva, di riscrivere la storia.

E ancora mi permetta di porle due domande finali.

Che credibilità hanno secondo lei quelli che invocano astrattamente la pace e disinvoltamente le mandano armi? Come sperano di raggiungere la pace foraggiando di obici, missili, droni e fucili una delle due parti in causa? Si dirà che costoro stanno sostenendo gli aggrediti. E allora non sarebbe meglio che non fingessero ipocritamente di volere “la pace”? Che ammettessero invece di voler giocare ancora alla guerra e di volerla vincere, per giunta per interposta persona? Cioè tramite tutti voi, cioè a prezzo delle vostre vite, con la scusa della difesa della vostra indipendenza?

Seconda domanda: ha mai sentito parlare della dinamica persecutore/vittima? E’ ben nota in psicanalisi. Arriva un momento in cui il persecutore diventa vittima della sua vittima. Lo so che oggi le uniche vittime oggi siete voi ucraini, e non solo per le bombe di oggi, ma anche per decenni di sottomissione al regime sovietico. Però certamente verrà un giorno in cui il male da voi subito diventerà un’arma, un titolo di merito, una medaglia al valore, un alibi, il ticket per una compensazione vendicatoria, la possibile tentazione di una giustificata ritorsione contro quelli che oggi sono i vostri nemici. E allora ci sarà la damnatio memoriae per tutti coloro che si chiamano per caso Putin ma perfino Dostojevski o Kandinskij, per tutti coloro che parlano russo, per tutti coloro che semplicemente sono nati a Mosca o san Pietrburgo o a Dudinka… Un’altra catena da spezzare, ci pensi. Le vittime restano vittime e i morti hanno bisogno di pietà e di riposo. Ma la prego, se non vuole che la sua offesa diventi l’offesa del mondo intero al mondo intero, capovolga semplicemente il punto di vista. La pace non c’entra, i diritti umani neppure. C’entra il bisogno di dare una rinfrescata a una storia che puzza tremendamente di vecchio. Lei è vecchio, signor Zelenski. Esattamente come il suo aggressore, esattamente come tutti noi suoi presunti sostenitori. Esattamente come tutti quei poveri ragazzi costretti imbracciare le armi da una parte e dall’altra, costretti a invecchiare anzi tempo.

Inventatevi invece qualcosa di nuovo, proprio voi aggrediti, proprio adesso. Fateci sognare, non lo so come, so solo che necessità fa virtù, e so anche di potermi permettere di chiedervelo perché, a differenza di voi, non ho ancora troppo da perdere e posso ancora dire e scrivere quasi liberamente quello che penso. Fatela finita solo perché è giusto così, perché avete voi la lungimiranza del saggio, voi in quanto offesi molto più dei vostri offensori. Non è stato in fondo un offeso in croce che ha cambiato la storia? Ma il mondo deve ancora cambiare. Ci riprovi lei, da vittima, col potere irresistibile della vittima. Davvero avrà il mondo dalla sua parte, davvero allora li vedrete tutti sedersi finalmente attorno un tavolo per guardarvi in faccia e chiedervi perdono. Coraggio, ci provi, signor Zelenski.  …It isn’t hard to do.

 

6 maggio 2022