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CHI SONO IO PER GIUDICARE?

Per ascoltare invece di leggere:

Chi sono io per giudicare?

Una mezza miscredente, ignorante di politica vaticana, ignorante di politica, cui gira nella testa solo il vecchio slogan “libera chiesa in libero stato”. Eppure in Vaticano ho lavorato quarant’anni, giusto sufficienti per constatare quanto l’invocata, reciproca indipendenza sia più teorica che reale, perlomeno in Italia. E se ne possono capire le ragioni storiche.

Chi sono io dunque per giudicare un pontificato?

Infatti non giudico. Annoto, registro, rilevo: Jorge Mario Bergoglio, come pontefice, non mi ha mia emozionata.

Lo so che è una notazione da teatrante, da spettatrice di cinema, da lettrice di poesia, da cultrice di storie d’amore impossibili, più che da cristiana o da persona minimamente avvertita: i papi non vengono eletti per emozionare le folle, ma per guidarle. E allora Jorge Mario Bergoglio, da pontefice, non mi ha guidata da nessuna parte.

Ho captato la sua ingenuità di comunicatore, che ha incantato folle ingenue, senza guidare però neppure queste da nessuna parte. I non credenti non si sono convertiti e le chiese sono rimaste vuote. Neppure le vocazioni sono aumentate, se possibile sono diminuite. Solo i cardinali in conclave sono più numerosi del solito.

Ma di nuovo: chi sono io per giudicare?

Potrei essere una degli ultimi. Dei suoi tanto amati “ultimi”. E invece neanche questo. Perché per essere davvero ultimi bisognerebbe essere ridotti alla fame o alla disperazione, sentire bombe che passano sullr proprie teste, non avere facoltà di parola, e tanto meno di pensiero. Tanto meno sono tra i primi – non ricopro ruoli di responsabilità o di prestigio – non vanto competenze eccellenti, da me non dipendono le scelte o le sorti di un paese.

Sono una che guarda, che ascolta, che interroga. E che non ha ricevuto nessuna emozione e nessuna risposta. Sotto tanti gesti ingenuamente vistosi e ingenuamente esaltati non ho trovato risposte alle mie ansie, e tanto meno alla ricerca di un senso.

Si dirà: un papa non è uno psicoterapeuta e neppure un filosofo. Tieniti le tue ansie e le tue domande.

E infatti non ho alcun titolo per riproporle, è vero. Perché, di nuovo, non sono nessuno. Ma, con tanti altri nessuno come me, inabilitati a giudicare (non però inabilitati a pensare e a sentire) spero che il prossimo papa sia quello di pochi gesti, di poche parole e di ancor meno interviste. In un certo senso sia il papa del silenzio. Quel silenzio dei chiostri e delle cellette dei monaci.

 

24 aprile 2025

3 thoughts on “CHI SONO IO PER GIUDICARE?

  1. Salvatore Tonti

    Cara, nel corso del pontificato ho anche io provato sensazioni analoghe alle tue e non mi è capitato di provare “emozioni” significative. Forse ciò è dipeso anche dal mio modo di essere, poco incline alla condivisione e portato alla introspezione.

    1. lauradmin

      Il compito di un pastore, o di un profeta, sarebbe proprio quello di portare alla condivisione anche e soprattutto i più refrattari al confronto e i più “lontani”

  2. Stefania

    Condivido tutto quanto da te scritto, anche se non nascondo la pena che ho provato quando ho sentito Papa Bergoglio dare la benedizione il giorno di Pasqua, e lo smarrimento quando hanno interrotto le trasmissioni di Radio2 per l’edizione straordinaria.
    Ma il mio Papa è Giovanni Paolo II. Così aspetto un altro Papa che mi faccia provare le stesse emozioni e lo stesso trasporto.
    Comunque una preghiera per chi non c’è più !

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