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CON I PIEDI PER TERRA

Con i piedi per terra, si dice. Io non ci sono proprio portata. Passeggio sempre altrove, sulle nuvole, nel web, nei ricordi, nelle profezie, nel metaverso. Forse è per questo che i piedi mi hanno sempre affascinata tanto. Quelli degli altri, beninteso, perché i miei non mi sono mai piaciuti. Troppo grandi per la mia persona, troppo piatti, poco agili, e soprattutto scompagnati: sembrano appartenere a due donne diverse. (Del resto io non sono una donna sola). Personalmente mi riconosco di più nel piede sinistro, leggermente meno goffo, ma è il destro che mi sostiene meglio. L’estetica non è sempre funzionale.

Che cosa mi attira nei piedi degli altri? Il modo, per l’appunto, con cui ciascuno tocca terra attraverso di essi. Il modo tutto personale con cui di conseguenza ciascuno modella le proprie scarpe dall’interno. Gli abiti non sono così plastici, le scarpe invece mettono in scena il calco perfetto del nostro andare, del nostro appartenere al pianeta, del nostro essere terrestri.

Piedi, zampe: sono il nostro baluardo nei confronti della forza di gravità. Non è un compito da poco. I piedi ci difendono dall’abisso, ci impediscono di cadere, ci ricordano chi siamo: creature erette, per l’appunto, posizione che la nostra specie deve aver pagato molto cara, se pensiamo all’immenso sforzo che quotidianamente compiamo per restare in equilibrio. E non solo fisicamente.

Tutta la mia “filosofia pedestre” (o “podalica”?) è finita dentro un libro intitolato Piedi, edito da Fefè, che fa parte della collana “Oggetti del desiderio” diretta da Lucio Saviani che raccoglie pamphlet “filo-filosofici”  dedicati a parti del corpo umano. Venerdì 21 aprile serata speciale a Villa Fiorentino a Sorrento: una iniziativa sostenuta dalla Fondazione Sorrento e dall’Istituto di Cultura Torquato Tasso di Sorrento: protagonisti noi autori deii diversi titoli della collana (palpebre, bocca, naso, mani…) con un recital finale di Pasquale Panella, autore proprio del testo dedicato al naso…

Il sottotitolo del mio libro è Pensieri per un feticista. Chi venera i piedi non sta solo compiendo un gioco a sfondo erotico: dopo tanta ubriacatura di razionalità, dopo tanto primato post-illuministico di pseudoscienza, è ora di capovolgere le prospettive. Se la testa presidia il pensiero, i piedi governano il nostro andare, ovvero il nostro andare a tempo. La nostra libertà, per quanto possibile. E’ spesso battendo il piede che sentiamo il ritmo, la musica, ovvero che esprimiamo la nostra libertà interiore entro i limiti di un pentagramma: militari in plotone e danzatori devono proprio ai piedi la riuscita delle loro performance. Ai piedi dobbiamo la concretezza, la fierezza dello stare in faccia al sole, e soprattutto la possibilità di saltare, ovvero di staccarci dal suolo. Senza l’obbligo di vincere la forza di gravità nessun aereo volerebbe. Noi umani non voliamo, ma per un attimo possiamo sperimentare il vuoto sotto di noi. In qualche modo sempre grazie ai nostri piedi. Il vuoto, lo spazio, il cielo, forse lo spirito: l’andare e il tornare.

 

20 aprile 2023

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