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DIO E IL MALE

Ricevo il singolare invito via facebook, a unirmi a un gruppo intitolato “Dio è il male”. (O qualcosa del genere). Non è la prima volta. Fautore dell’iniziativa un professionista che già in passato si era manifestato come accanito attivista pro-ateismo universale. Ho incontrato negli anni diversi personaggi similari, il cui principale scopo di vita sembra essere la distruzione di ogni minimo residuo di senso religioso nelle persone. Non so in nome di quale missione pseudo illuministica costoro si adoperino con tanto ardore; io ho sempre la sensazione di persone irrisolte, con un passato sospetto.

Che cosa ha di diverso da un crociato medioevale colui che lotta per distruggere Dio o qualsiasi sua traccia dall’animo umano? Invece della croce sul petto costui avrà una croce “barrata”, negata. Invece di ricercare il santo Graal, chi afferma di non cercare Dio impiegherà tutte le sue forze per fare in modo che nessuno lo cerchi.  Ma chi combatte una battaglia così accesa è proprio sicuro di non avere sostituito l’odiato Dio con la battaglia medesima?

Forse questo professionista ideatore del gruppo di cui sopra avrà ricevuto  ùmolestie durante l’infanzia da qualche catechista senza scrupoli, forse si sarà imbattuto in sacerdoti dalla dubbia moralità, forse sarà rimasto disgustato da maneggi mercantili operati da amministratori di istituti religiosi, forse avrà elementi per inorridire di fronte ai misteri celati nei sotterranei del vaticano, o forse patirà ancora e sempre dentro di sé l’ingiustificabilità del male nel mondo, della sofferenza dei bambini. Ma prendersela con Dio – arrivando a negarlo con tanta pervicacia- non comporta in qualche modo ammetterne l’esistenza? O ammettere di averla ammessa, per un periodo?

Si dirà: Dio esiste solo nelle menti vittime dell’oscurantismo, e precisamente da lì è necessario estirparlo, perché coincide appunto con il male dell’incoscienza. Ma perché invece non estirpare dall’uomo il male dell’uomo, certamente più a portata di mano della fede in un Dio presunto autore di ogni efferatezza? Non sarà che vorremmo deresponsabilizzarci dagli orrori compiuti da noi stessi in prima persona? Lottare per rendere buono l’uomo è un’impresa disperata, ma almeno più onesta di quella di  voler educare la gente a non credere in niente, e certamente con qualche speranza in più di successo.

E poi tra i diritti universali, garantiti più o meno da tutte le costituzioni, non c’è forse la libertà di credo? Pretendere di sostituire alla libertà di credo l’obbligo di miscredenza mi sembra un anacronismo degno di una Santa Inquisizione capovolta.

Predicare odio è sempre  un gesto puerile e sospetto, specialmente se si tratta di odio gratuito. E quale odio è più gratuito di quello verso qualcuno che si ritiene non esistente? Questo sentimento tradisce esattamente quello che vuole negare: un residuo di fede sbagliata, folle, mal riposta. Un residuo di fede comunque. In genere chi odia a morte, in passato ha amato incondizionatamente, magari senza essere ricambiato, o subendo lo scotto di un tradimento. Se Freud avesse incontrato il professionista di cui sopra, alacre propagandista dell’odio contro il padreterno, probabilmente gli avrebbe diagnosticato un gigantesco complesso di Edipo, gravi problemi nei confronti della figura paterna.

Io non riesco a credere in Dio, purtroppo. E non credo neanche tanto nell’uomo, povera me. Ma non sento nessun bisogno di educare altri alla mia stessa miscredenza. Al contrario, vorrei che altri mi dessero un segno di speranza.  E sapere che vicino a me (o anche lontanissimo da me) c’è qualcuno che prega (anche per me) mi rassicura e mi consola. A questo qualcuno non do’ del pazzo, piuttosto gli dico grazie.

 

23 marzo 2023

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