Disegnare non è solamente disegnare. Lo sapesse, la maggior parte della gente che pensa di non saper tenere la matita in mano. Cantare non è solamente cantare, fare musica non è solamente fare musica. Lo sapessero, tutti quelli che sono certi di essere stonati. Il vago disprezzo con cui le arti vengono trattate nella scuola italiana è un indizio del disturbo che esse ancora evidentemente rappresentano per il potere, per l’ordine pubblico. L’artista o è ritenuto uno scioperato (dunque un peso per la società) o una specie di profeta, ovvero un soggetto potenzialmente pericoloso, cioè capace in teoria di aprire le menti delle persone, di indurle alla rivolta, all’eversione. In entrambi i casi è giusto che le espressioni artistiche siano al massimo tollerate, ma mai più di tanto incoraggiate. Questa diagnosi deve avere un qualche fondamento di verità, altrimenti non si spiegherebbe come mai nel paese di Giotto e di Michelangelo, di Guido d’Arezzo e di Nino Rota l’educazione alle arti sia così misera, e miseramente rappresentata nelle aule scolastiche.
A che cosa conduce la pratica artistica – o dovrebbe o potrebbe condurre – se non a un superiore stato di consapevolezza, a un gradino più in alto nel cammino dell’evoluzione umana? e non per allevare genii, ma per costruire perosne migliori, qualunque sarà il loro mestiere. Purtroppo, anche laddove le arti sono praticate, lo sono come una specie di esercizio ginnico, e quasi mai se ne colgono le implicazioni di coscienza, la portata esistenziale e di civiltà.
Pratico il disegno con la maestra Klizia Omarini, che mi invita alla lentezza nell’osservazione del soggetto. La lentezza, questa sconosciuta. La lentezza, in questo mondo frenetico. La lentezza ovvero il rispetto di ciò che ci circonda, lo sguardo devoto e attento a ciò che ci si rivela. Quando mia mamma era invecchiata e camminava a fatica, mi pesava passeggiare accanto a lei: mi pesava rallentare il mio ritmo frenetico, “perdere tempo” per stare al passo con lei. A distanza di anni, il disegno mi ha rivelato quanto ho perduto, non prestando a mia mamma la giusta attenzione, il giusto rispetto, andando fuori tempo rispetto a lei. Il disegno mi ha rivelato anche che tutto ciò che facciamo richiede il rispetto di un ritmo, di una partitura, di un sentimento. Andante, allegro, oppure vivace… Disegnare non è solo disegnare. Disegnare è seguire una musica, riconoscerla nel silenzio o nel fragore del mondo, è imparare ad andare a tempo, a fermarsi quando è ora di mordere il freno, e a ripartire quando è il momento di sciogliere le briglie. Disegnare è come cantare, è proprio la stessa cosa. E difatti un giorno ci sarà solo musica.
16 gennaio 2023