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IL CASO E LA NECESSITA’

Tra le vittime della nuova ondata del covid ho notato una curiosa costante: tutti si sforzano di ricostruire, con spirito scientifico-investigativo il momento del contagio. E’ come se, per sfumare il disappunto di non essere stati risparmiati (qualcuno vagheggiando anche di poter essere immune), si cercasse di ricostruire il percorso del Nemico, magari per evitare di reincontrarlo nello stesso punto, di farsi fregare un’altra volta.

Sarà la consapevolezza di essere tutti tracciabili a non farci rassegnati del fatto che solo lui, proprio lui,  sfugga alle dinamiche di cui tutti siamo vittime e artefici, con tutti i nostri sistemi satellitari e le nostre telecamere di controllo. O sarà la sottile presunzione di una specie di purezza verginale, che ciascuno di noi coltiva appunto dentro di sé, a voler trasferire su altri –portatori più o meno sani- la colpa della contaminazione, di questa perfida insozzatura a cui invece nessuno sfugge.

E allora ci si domanda chi sarà mai l’untore, quale banconota maneggiata troppo a lungo ci abbia infestati, quale tazzina di caffè in un bar abbia trasferito il Nemico direttamente sulle nostre labbra, quale parente troppo affettuoso  ci abbia lasciato questo indesiderato dono di Natale abbracciandoci un secondo di troppo.

La presunzione di poter ricostruire il percorso del Nemico in fondo ci tranquillizza. E’ un atteggiamento pseudoscientifico che ci avvicina all’impegno di tanti studiosi. Inoltre, l’individuazione di una causa esterna a noi in qualche modo ci assolve dal male, rendendoci quasi  meno sporchi, meno ammalati, trasferendo su altri o su altro la causa prima della caduta. Echi di peccato originale. C’è in fondo una ragione per cui abbiamo perso la nostra purezza, e se è a noi esterna, forse abbiamo ancora la possibilità di salvarci.

Vorrei invitare tutti a un atteggiamento maggiormente scanzonato nei confronti del percorso del virus. Ci prende, punto. Sceglie noi invece di un altro. Ci ignora per anni e poi all’improvviso decide che gli piacciamo, che deve assaggiare anche il nostro DNA, proprio il nostro. Già in altre occasioni ho espresso la mia considerazione del covid come di un maestro, un ‘entità capace di darci alcune fondamentali lezioni di vita, nel bene e nel male.

Questa della impossibilità di tracciarlo è forse una delle più importanti, che, oltre a ridimensionare la nostra solita pretesa di sapere e di capire tutto, ci insegna ad addomesticarci al caso. Il sovrano Caso che regola le nostre vite, è, per definizione, intracciabile. Diversamente sarebbe determinazione, necessità, calcolo. Il virus ci conferma che una della sostanze fondamentali delle nostre vite è proprio l’imponderabile. Invece di contrastarlo, abbandoniamoci ad esso: oggi ci capiterà di essere presi dal virus, domani di incontrare la nostra anima gemella. Accettare il caso è il primo passo per riuscire a trasformarlo in necessità. Accade perché accade. Perché doveva accadere.

 

28 dicembre 2022

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