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IL COMA DEL GIORNALISMO

Un’intervista a Michael Schumacher? Ma se è in coma da dieci anni dopo un incidente sugli sci. Ci ha pensato una intelligenza artificiale a rispondere per lui. Niente di più facile. Risposte molto convenzionali, vorrei dire quasi quanto le domande: in sintesi una intervista molto “artificiale”, ma soprattutto poco …intelligente. Se non altro quanto a strategia giornalistica. La direttrice della rivista tedesca Die Aktuelle, Anne Hoffmann, su cui la fake-intervista è stata pubblicata, è stata infatti licenziata seduta stante, ma ciò non risparmierà comunque all’editore una citazione in tribunale da parte della famiglia del campione.

Ecco alcune delle “intelligenti” domande: “Come stai oggi?” “Quali sono le tue condizioni dopo l’incidente?”. Le risposte dello pseudo-Schumacher si basano su una media delle notizie uscite su di lui in questi anni. Ovvio. Non ci vuole una intelligenza artificiale particolarmente evoluta, solo una media intelligenza umana per sniffare, attraverso la banalità delle risposte e soprattutto delle domande, che tutta la faccenda è una montatura. Ma forse chi non è particolarmente avvertito sulle modalità della diffusione delle notizie può facilmente cadere in trappola e credere che Schumacher sia davvero uscito dal coma etc etc. E allora? Chi non è particolarmente avvertito impiegherà un po’ di tempo per accorgersi che purtroppo non è così. Che cambia? Cambia che, speculando sulla sventura di Schumacher, l’editore ha venduto più copie.

Tutti scandalizzati, dunque, soprattutto perché, oltre al solito scempio della fake selvaggia, stavolta la vittima è un personaggio da tutti amato e soprattutto compatito per la sua sorte, al quale dunque teoricamente sarebbe dovuto il doppio del rispetto “umano”. Vero che in copertina, oltre al titolo “Prima intervista! Esclusiva a livello mondiale” veniva, in caratteri maliziosamente più piccoli, insinuato il dubbio: “si tratta di un’autentica intervista in cui Schumacher “dà risposte per la prima volta dopo il suo incidente sugli sci?”, “è davvero il nostro Schumi a parlare?”.  Ma l’intento ingannatorio era fin troppo palese. A persone del mestiere, ovviamente. Molti altri ci saranno cascati.

Notizie smaccatamente tarocche, notizie come in questo caso volutamente ambigue (un risveglio dal coma era assolutamente plausibile, anzi da molti auspicato) ci mettono ogni giorno a dura prova. La domanda che circola sempre più frequentemente è: come distinguere? (il vero dal falso).

La domanda che circola meno frequentemente, e che pongo qui è invece: ma sarà davvero sempre così necessario continuare a distinguere? Non sarà più giusto, soprattutto meno dispendioso di energie, scivolare ormai nell’abbandono alla certezza che in questo nostro mondo tutto è ormai simultaneamente vero e falso, che non è possibile fidarsi più di nessuno, e che dobbiamo farcene una ragione? Il giornalismo si sta screditando da sé, è giusto così. Che senso ha continuare a scandalizzarsene? E’ finita l’era del giornalismo che orienta le coscienze. Oggi le disorienta, è un fatto. E non è neppure più vero che più informazioni aumentino la nostra coscienza civica o la nostra cultura. E’ ormai vero semmai il contrario.

L’inflazione di dati non ci migliora, ci stordisce. E allora non sarà questa piuttosto l’alba di una controtendenza che qualcuno già da tempo comincia ad avvertire? La tendenza alla cultura del silenzio? Che non coincide con la qualunquistica scelta di staccare la spina. Se non siamo in grado di smascherare le bufale, così come di distinguere il reale dal virtuale, allontaniamoci per sempre da questo mondo mediato, volgendo lo sguardo solo a ciò che possiamo toccare con la nostre mani, creare col nostro pensiero, decidendo, all’occasione, anche di lasciarci convincere da una fake, se ci piacerà di farlo. Oppure stiamo al gioco, accettando che tutto può essere tutto e anche il suo contrario. E’ il mondo divertente, rutilante, goloso e produttivo che abbiamo creato noi (o che abbiamo lasciato che altri creassero). O lo abitiamo nel bene e nel male, o volgiamo gli occhi da qualche altra parte.

Però perfavore non facciamo le anime belle, smettiamola di scandalizzarci. Qualcuno ha detto che prima o poi la verità viene a galla. A volte, le interviste reali generano più fake e più stupidità di quelle inventate dalle I.A. E il dramma è che in questo caso nessuno se ne accorge.

 

23 aprile 2023

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