E’ iniziato il mese di Ottembre, non distraetevi. E’ un mese che passa in pochi istanti, che però dura almeno fino al cuore dell’inverno, ma che prima o poi riuscirà a diventare eterno.
E’ quel tempo sospeso tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, è l’equinozio paradossale e contraddittorio, l’equilibrio fragilissimo tra una stagione che tarda a morire e un’altra che indugia a iniziare. La stagione fra due regimi politici forse agli antipodi, fra il prima alle sinistre e il dopo alle destre, quando l’esito delle elezioni potrebbe ancora cambiare, l’attimo che passa fra una minaccia nucleare e la sua effettiva attuazione, fra la follia e la ragionevolezza, l’istante in cui gli amori impossibili diventano possibili, il tempo delle idee geniali, il momento in cui Einstein intuì la relatività e Michelangelo “vide” la Cappella Sistina che ancora non era stata realizzata. Ottembre è il mese che non esiste su nessun calendario, che anticipa i bilanci e azzarda i progetti, è quel tempo quando la scuola non è ancora iniziata e i ragazzini si procurano libri e quaderni, rinnovano gli astucci e i buoni propositi. E’ un lungo calar della sera quando non è ancora buio, e ci sarebbe tempo per un ultimo bicchierino e quattro chiacchiere tra noi. E’ il tempo dei raccolti e dei riassunti, del tirare la linea affidando tutto “nelle mani del Signore”, come dice un prete amico mio.
E’ la somma degli affetti e delle storie, che per un istante si possono intuire e riunire tutte come se fossero la stessa storia, in uno struggente, unico colpo d’occhio, proprio come quando ci si instrada nel sonno, e ci raggiungono i volti, i ricordi dei volti, gli affetti, e non solamente i nostri, come sarebbe scontato, ma anche i volti e le storie degli altri e dei personaggi, le storie vere e quelle verosimili, dei film e dei romanzi, come se fossero ugualmente vere, e poi le parole d’amore, le promesse, i proclami che fanno risuonare la terra di parole e la rallegrano di abbracci.
E’ il mese in cui ci si avventura lentamente nell’inverno e si comincia ad aspettare il Natale, come una luce in fondo a una galleria soffocante e buia. Il mese in cui le mamme preparano biscotti al miele di castagno e io i miei cioccolatini, quelli che poi regalerò ai miei ingrati amori. E’ il mese che non comincia e non finisce, quello dei primi brividi e delle ultime sudate, il mese in ci tutto inizia ma non ancora. Il mese del possibile, quando i bambini stanno per nascere, ma non nascono ancora, e i moribondi lì lì per morire ma nessuno muore e le parole stanno quasi per essere pronunciate e si spera che siano piene di perdono e di tenerezza, è il tempo in cui i calendari non sono ancora aperti né consumati, le pagine sono ancora bianche, è quando tutto è ancora una vigilia, infinita e languida, l’eterno sabato del villaggio, quando tutto è sospeso.
E’ iniziato Ottembre, state accorti, vegliate. Domani sarà peggio di oggi, avremo perso una battuta, ci saremo arresi alla disperazione, avremo smesso di crederci, ci saremo stancati di cantare e ballare, anche se lo sappiamo benissimo che un giorno ci sarà solo musica. Ma oggi ancora no. Ottembre è quell’oggi che ancora dura, sempre sul punto di diventare domani: il mese dei frutti maturi, del raccolto gioioso, della fine e del principio ancora confusi uno dentro l’altro. Ottembre è il domani che ancora non vuole diventare oggi.
E’ un posto che non esiste e che pure durerà a lungo, forse per sempre. Lo spazio vuoto nei nostri cuori che attendono di essere riempiti, i brividi sulle nostre spalle che aspettano carezze, il luogo e il tempo dove i vivi e i morti si incontrano e spezzano il pane insieme, il paradiso delle piccole cose seminate dietro di noi come i sassolini di Pollicino. E’ tutto quello che conquisteremo e quello che ci lasceremo alle spalle, senza che mai nulla vada perduto.
28 settembre 2022