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Dall’invenzione della fotografia il mondo è cambiato. Infinite conseguenze sui meccanismi della vista, sulla recezione psichica delle immagini, sullo stesso sviluppo delle neuroscienze, sui sistemi di ricerca e archiviazione storica, sul senso della storia, sull’arte…
Un esempio. Senza la fotografia non sarebbe mai nato l’impressionismo. Gli artisti avrebbero continuato a rappresentare realisticamente la realtà, in mancanza di altri dispositivi che catturassero fedelmente volti e paesaggi. Con la fotografia non era più necessario rappresentare la realtà, si poteva (si doveva) passare a rappresentare la nostra percezione della realtà, le nostre personali impressioni. Un passo in più verso il soggettivismo contemporaneo.
Con la fotografia è cambiato il modo di raccontare la storia ed è aumentata la nostra consapevolezza degli eventi. E’ mutata la qualità dei reperti, degli apparati documentali, sempre più caratterizzati appunto da scatti fotografici.
E abbiamo iniziato a percepire la fluidità della dimensione temporale, forse proprio grazie alla frammentazione degli attimi resa possibile da un “semplice” clic. La storia è storia di attimi: sapiamo appunto quanto un attimo può cambiare il corso degli eventi e quanto possiamo fermare quell’attimo, renderlo eterno. E sappiamo anche quanto gli attimi fanno la storia, quanti incatturabili istanti che resteranno fuori dalla nostra percezione costituiscono la realtà degli eventi.
Da tutto ciò discende l’enorme importanza degli archivi fotografici, tematici o generali che siano.
Identità fotografiche è un lungimirante progetto di Maurizio Riccardi, figlio di quel Carlo Riccardi, fotografo, fotoreporter e pittore che ha accompagnato oltre mezzo secolo di storia d’Italia, documentando eventi della politica, dello sport, dello spettacolo. L’Archivio Riccardi conserva oggi più di tre milioni di scatti sulla storia italiana, con immaginabili problemi logistici di conservazione, visto che la possibilità di acquisizione e archiviazione digitale è conquista recente e che il trasferimento degli scatti da carta a bit richiede comunque un lavoro immenso.
L’idea di Maurizio, figlio d’arte, è stata quella di unire le forze tra i tanti, forse misconosciuti studi e archivi fotografici o fra gli eredi di fotografi e fotoreporter non sempre consapevoli del patrimonio storico nelle loro mani, per “rendere accessibili le opere e le memorie dei fotografi italiani, sensibilizzando istituzioni pubbliche e private sull’importanza della fotografia nel contesto nazionale”. Come si legge nel sito web www.identitàfotografiche.it, l’obiettivo è promuovere la cultura fotografica in Italia, perché una fotografia “è molto più di un semplice scatto. È un mezzo che ha catturato e congelato i momenti cruciali della storia umana”.
La cultura e soprattutto la coscienza fotografica italiana (e non solo) devono perciò molto alla famiglia Riccardi, non esclusivamente per questo progetto a servizio di tutti noi, ma anche per il delicato e impegnativo promemoria circa il peso che ogni singolo istante (che sia catturato o no da un obiettivo fotografico) può e deve avere nella nostra vita. La fotografia ci rende persone più consapevoli e anche più responsabili.
2 febbraio 2025