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IL TRUCCO DELL’UGUAGLIANZA

Per ascoltare invece di leggere:

 

Ho guardato per una seconda volta il confronto televisivo fra Calenda e Vannacci a guida di Giovanni Flores in una trasmissione su LA7 di un paio di mesi fa. Ho lasciato passare appositamente un po’ di tempo per riascoltare quel confronto con maggiore distacco.

Un vero dialogo tra sordi, in cui, dagli iniziali sorrisi trattenuti di chi si impone la calma e la civiltà come vessillo del politically correct, piano piano si scoprono le carte e ci si rivela per ciò che si è: da una parte un fazioso e a tratti rabbioso tutore della democrazia, dall’altra un uomo di destra impegnato a discolparsi di avere pensato controcorrente,  il quale, se aveva fatto una cosa giusta (pensare appunto controcorrente) viene alla fine trascinato a smentire di averlo fatto, finendo anche lui nella corrente generale di chi preferisce mimetizzare le proprie idee scomode per timore di un confronto autentico. I due, guidati da un moderatore che, da salomone cortese e imparziale, alla fine non resiste e finisce anche lui per mostrare i dentini, gettandosi nell’agone.

Ma di tutto questo dialogo tra sordi mi ha colpito soprattutto una frase di Vannacci, una sola, che fotografa perfettamente la malafede di tante campagne a difesa dell’uguaglianza indiscriminata. La frase, che preludeva a ulteriore spiegazione è: “Differenza e discriminazione sono due cose totalmente diverse”. E per questo, benedetto il generale.

Nemmeno pronunciata però, la frase viene prontamente e perentoriamente smentita da Calenda: “Non è vero!” A voler impedire lo sviluppo della successiva spiegazione. Certo che sì, perché il trucco del prestigiatore è tutto lì, e se viene rivelato, lo spettacolo finisce.

Ecco dunque il nodo di certi dialoghi tra sordi, anche in altre sedi, molto più decisive di un confronto televisivo: differenza uguale discriminazione. L’equazione, che si vorrebbe far passare, è: se neghiamo la differenza, neghiamo anche la discriminazione e siamo salvi! Se ci tappiamo gli occhi e decidiamo tutti insieme scientemente di non vedere che quello è nero e quello è bianco, che quello è etero e quell’altro no, che quello è buddista e l’altro è cattolico, il gioco è fatto. Abbiamo varato l’uguaglianza cosmica, la vera democrazia, il paradiso in terra, cioè un mondo di uguali. Come voleva John Lennon in Imagine: no countries, non religion too. Eccetera

Il dettaglio, che a tutti sfugge, la confusione, che facilmente si diffonde, è che l’artificio di negare ciò che esiste in natura e nella realtà (le differenze) per evitarne gli effetti collaterali (le discriminazioni) è una soluzione puerile, da bambini. Simile a quella del piccolo che, giocando a nascondino, si chiude gli occhi, illudendosi così -dal momento che non vede più nulla – di non essere neppure visto. Tana per gli illusi: non vedere le differenze non basta a non essere razzisti. Le differenze continueranno a vedere noi, ci salteranno agli occhi folgorandoci, sorprendendoci nei momenti più inaspettati, costringendoci a prendere comunque una posizione, a riconoscere che non siamo tutti uguali e che il mantra “le differenze sono una ricchezza”, che lo stesso generale Vannacci si sente obbligato a ripetere, per fugare il dubbio di essere un perfido e maligno discriminatore, non ci mettono al sicuro da sentimenti razzisti o discriminatori anche semplicemente verso chi la pensa diversamente da noi. 

Tanto che, nella trasmissione in oggetto, gli stessi “tutori della democrazia e dell’uguaglianza” (Calenda e Flores) alla fine non possono non mettere alla gogna, ovvero discriminare Vannacci che ha scritto tutte quelle cose “al contrario”.

E questo apre un’altra questione: fatta salva la disposizione finale della nostra Costituzione che vieta la riorganizzazione del Partito Fascista, in una democrazia è lecito avere idee anti-democratiche? Fino a che punto siamo davvero pronti a spendere il nostro intelletto nella difesa delle libertà degli altri – tutte, anche quelle scomode- e della nostra coerenza? Ma questa è ancora un’altra storia.

 

18 maggio 2024

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