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LA BENZINA DEL PROGRESSO

Forse c’è vita su una luna di Giove. O almeno ci sono le premesse, le condizioni della vita. Notizia battuta dall’Ansa alcuni giorni fa, in seguito ad alcuni articoli della prestigiosa rivista Science. Si sapeva già che sotto la crosta ghiacciata del satellite Europa si trova un oceano salato di acqua con un fondale roccioso, proprio come i nostri oceani polari. Grazie ai dati del telescopio spaziale James Webb, gli astronomi hanno identificato la presenza di anidride carbonica in una regione specifica sulla superficie ghiacciata di Europa. Molti pensano che l’anidride carbonica provenga dal carbonio presente nell’oceano e non da fonti esterne tipo meteoriti. Ed è proprio questo il punto! Dal momento che sulla Terra la vita è basata essenzialmente sul carbonio, si guarda al satellite il Giove come a una possibile scialuppa di salvataggio per noi terrestri, quando saremo riusciti a rendere il nostro pianeta definitivamente inospitale.

Da quando esiste la letteratura di fantascienza, ovvero dalla fine dell’ottocento, da quando cioè le conquiste del progresso e le consapevolezze del positivismo inorgoglirono gli animi di molti, creando nello stesso tempo inquietanti preveggenze sulla possibilità che il progresso svelasse prima o poi il suo lato oscuro, si è vagheggiato di altri mondi possibili. A parte i miti paradisiaci tipo Shangri-La, Cuccagna, Atlantide o Campi Elisi, generalmente questi altri mondi sono stati immaginati minacciosi e inospitali. Per non parlare degli extraterrestri, puntualmente dipinti come brutti, sporchi e cattivi.

E’ il fantasma dell’Alterità, ingovernabile e esterna a noi, nella quale è stato facile riversare tutto ciò che detestiamo di noi stessi. Ma, ora che obbiettivo ormai esclusivo del nostro disprezzo cominciamo a essere proprio noi, pesci smarriti nell’oceano della liquidità del relativismo, attori principali della rovina della Terra dove viviamo, non solo incapaci di tutelarla, ma anzi accaniti persecutori del suo equilibrio, oggi che ci ritroviamo incapaci di pietà e di accoglienza, oggi il nostro sguardo verso altri mondi torna ad essere speranzoso di salvezza. Oggi ci aggrappiamo a quei vapori di anidride carbonica come se fossero ossigeno di speranza, oggi l’Altrove torna amichevole e solidale.

E’ un segnale: stanca di se stessa, l’umanità si immagina capace di rinascere in altri mondi, di ricominciare la storia da capo. Se anche così fosse, i nostri coloni si porterebbero dietro le speranze e i sensi di colpa della madre patria, ma non lascerebbero certo a casa il DNA di sopraffazione e violenza che fa parte della vita stessa. Per andare avanti, la vita deve mangiare altra vita. Qualunquismo? E’ una legge biologica; religioni, letterature e ideologie non c’entrano. Queste possono edulcorare il nostro destino e tentare perfino di camuffarlo, ma la verità resterà sempre uguale e la storia si ripeterà in ogni caso: ogni paradiso è destinato a diventare un paradiso perduto, nonostante tutte le migliori intenzioni. Diversamente la vita non sopravviverebbe a se stessa.

E così, una volta emigrati su Giove, ricominceremmo la storia esattamente allo stesso modo: con un Caino, con un Bruto, con un Giuda. Eccetera. Per poi sognare di riscattarci fuggendo ancora un po’ più in là, su una nuova scialuppa planetaria. Con un esercito di fantasmi ancora sempre sulle nostre tracce.

E con una sola consolazione, vivaddio: sono comunque le nostre malefatte la benzina del progresso.

 

3 ottobre 2023

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