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LA PACE CHE NON SERVE

 

Per ascoltare invece di leggere:

E’ passato un po’ sotto silenzio il veto che martedi scorso gli USA hanno messo, e per la terza volta, alla proposta di cessate fuoco nella striscia di Gaza. La terza volta dall’inizio del conflitto Israele/Hamas.

A che gioco giochiamo?

E’ come dire: dovete continuare a spararvi. (Del resto che la tensione in Medio Oriente sia scientemente alimentata è una tesi già presa in considerazione). Sappiamo che la condizione che gli Usa/Israele pongono al cessate il fuoco è la famosa liberazione degli ostaggi, ma proseguendo in questa direzione, si può andare avanti all’infinito.

Se fossero in gioco solo un paio di persone impegnate a litigare su questioni ereditarie o condominiali, questo si chiamerebbe puntiglio. E se il puntiglio fosse incoraggiato dall’esecutore testamentario o dall’amministratore condominiale, come li definiremmo? Approfittatori delle beghe altrui? Spietati calcolatori? Cinici guerrafondai?

Essendo in gioco la vita di migliaia di persone, ha ragione qualcuno a definire “genocidio” l’attuale situazione. E direi “genocidio autorizzato”, se non addirittura “incoraggiato”.

Come si può invocare la pace e incoraggiare la guerra?

E perché nessuno si scandalizza, si indigna, si ribella?

Che cosa nasconde l’assoluta indifferenza con cui la notizia del veto è stata assorbita dalla maggioranza delle fonti di informazione?

E’ evidente che vi sono verità che si possono dire e altre che si devono tacere. Argomenti-specchietto per le allodole e argomenti catacombali, da seppellire accuratamente nelle tenebre. Discorsi pensati per incantare le folle e discorsi tenuti tra i denti.

Ma ricordiamoci che guerra e censura vanno sempre di pari passo. Se la gente non sa, accetta più volentieri di andare a morire o, peggio, si abitua a veder morire altri.

 

 

23 febbraio 2024

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