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LA SCELTA

In questi giorni ricorrono dieci anni dalla rinuncia al papato di Benedetto XVI. Un evento dirompente nella storia della Chiesa contemporanea, di cui scrive Orazio La Rocca nel suo bellissimo libro Ratzinger, La scelta- Non sono scappato, con una prefazione di monsignor Georg Gaenswein, edito dalla San Paolo. Orazio La Rocca è stato per lunghi anni vaticanista de La Repubblica. Una grande esperienza, la meticolosità del cronista, il giusto distacco dai fatti, una documentazione ineccepibile e insieme una elevata dose di garbo e di arguzia letterarii rendono questo libro di cronaca avvincente come un romanzo.

Molti si sono chiesti, nei quasi dieci anni in cui il papa emerito ha vissuto lontano da occasioni pubbliche, come passasse le sue giornate, se suonasse sempre il pianoforte, vezzeggiasse i suoi gatti o guardasse la televisione, ma soprattutto in che cosa consistesse il suo ministero di papa emerito, insomma di quale sostanza fosse  – e continuasse ad essere- la sua scelta rivoluzionaria. Dal libro di La Rocca emerge che nulla ha a che vedere la scelta di Ratzinger  con la “gran viltade” del suo lontano predecessore Celestino V, più volte evocato dieci anni fa da interpreti e cronisti per darsi ragione dei fatti.  Ma del resto, a dispetto del titolo, La Rocca non sembra volerla affatto spiegare, quella scelta così sconvolgente. E’ quella scelta, che nella semplice concatenazione dei fatti narrati, alla fine si rivela da sé al lettore. E lo interroga. E continua a interrogarci.

La Rocca, che “si appostava” all’alba in piazza della Città Leonina  per incontrare “casualmente” il cardinale Ratzinger quando usciva di casa e rubargli così quelle interviste o dichiarazioni che l’allora prefetto della Congregazione per la Dottirna della Fede era ben lieto di concedergli, in queste pagine sembra quasi continuare a usare lo stesso metodo di  “pedinamento” della sua nobile preda. Che finisce per rivelarsi in piccoli-grandi gesti, nella disponibilità agli incontri e alle interviste, nelle rare occasioni pubbliche, nelle ponderate, intense pronunce, così come nei silenzi, nella dolcezza dei modi, nell’intensità della preghiera…

Dalla semplice catena di fatti, da quello che appare un diario del dopo–pontificato… il racconto si trasforma così  gradatamente nella rivelazione di un magistero parallelo, potentissimo proprio  in quanto nascosto  e non ancora del tutto compreso. “Il mistero resta”, scrive Monsignor Gaenswein nella sua prefazione. La grandezza di Benedetto XVI finisce per apparire come in negativo soprattutto attraverso le pronunce di tutti gli altri che hanno parlato di lui: il suo successore, i teologi, gli storici, i giornalisti, i commentatori…

All’inizio La Rocca tradisce lo sforzo e il gusto di racimolare e mettere in fila pronunce esplicite del papa emerito. In parte riesce, restituendoci alcune gemme. Alla fine però sembra rassegnarsi al fatto – e invitare il lettore a fare altrettanto – che Benedetto XVI ci parlerà più attraverso il silenzio di questi dieci anni che attraverso le parole. E che forse è inutile cercare il maggiore lascito di Joseph Ratzinger in ciò che ha detto e fatto, ma che sarà molto più giusto imparare a cercarlo in ciò che sembra non aver detto o fatto. Del resto è esattamente questo il dramma del nostro tempo. Riuscire a vedere solo ciò che appare in piena luce, respingendo per pigrizia, miopia, ignoranza o disaffezione ciò che invece brilla nella penombra.

Il mio pensiero di lettrice di questa insolita biografia è che la scelta, evocata dal titolo (e forse mai del tutto rivelata, coerentemente con chi la compì) fu proprio quella di immergersi radicalmente nelle penombre e perfino nelle tenebre di questo tempo, -sparire alla vista, assecondando tali tenebre- per continuare a far brillare, indipendentemente da tutto, la luce di Cristo. Lo scrivo, e non sono sicura che qualcuno capirà. Per il semplice fatto che non sono sicura neppure io di avere capito ciò che ho scritto. Per questo, Benedetto XVI resta per me un profeta del buio e della luce, il potenfice di ciò che è nascosto e di ciò che è manifesto: il ministro del sacro nascondimento, il ministro del Sacro nascosto.

In quanto tale, niente affatto una figura laterale e discreta, ma al contrario una figura tragica e potente, un inquisitore dolcissimo e insieme esigente, che ci interrogherà in maniera sempre più stringente man mano che passeranno gli anni.

Un pastore che oggi sembra fuggire o sparire alla vista, forse convincerà domani le pecore a cercare sempre più affannosamente le sue tracce…

 

17 febbraio 2023

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